6.3.15

CENERENTOLA- La Recensione



Di Simone Fabriziani

La scarpetta di cristallo più celebre della letteratura e del grande schermo torna ad incombere sul grande marchio Disney dopo più di 60 anni dall'intramontabile classico animato che ha nutrito i sogni delle ragazze di tutte le età e che si è imposto come l'adattamento cinematografico della fiaba di Perrault più iconico di sempre.
in virtù della tendenza tutta contemporanea della Disney stessa di riproporre in pochi anni riletture live action dei suoi più grandi classici animati, dopo l'Alice di Tim Burton, il Mago di Oz di Sam Raimi, la Malefica di Angelina Jolie, è arrivato il turno del più grande esegeta vivente di Shakespeare di prendere le redini della zucca e di adattare per il grande schermo l'omonima fiaba di Charles Perrault, e la Cenerentola di Kenneth Branagh prende vita nella maniera più incantevole possibile.

La vicenda prende le mosse dall'infanzia della piccola Ella, prima toccata dalla morte con la perdita della madre, poi vessata dalle sorellastre e dalla matrigna acquisite con il secondo matrimonio del padre; la povera "Cenerella" non conosce fine alla sofferenza e ai maltrattamenti in casa propria, ma grazie all'aiuto di intrepidi topini di soffitta, un avvenente e giusto principe e una sorprendente Fata Madrina le cose cambieranno in meglio per Cenerentola, e tutti i suoi sogni da sempre soffocati saranno magicamente esauditi per una notte...

Nonostante le tante ingenuità di sceneggiatura firmata Chris Weitz e la fin troppo semplicistica visione di emancipazione femminile che tanto sembra strizzare l'occhio alle giovani donne del Nuovo Millennio, la rilettura in salsa Disney della celeberrima fiaba firmata Branagh fa tuttavia della sua visione semplicistica una virtù e il regista britannico confeziona quello che forse è per adesso la rilettura live action più equilibrata e squisitamente letteraria.
Se la storia la conosciamo tutti e per poco si discosta dall'iconografia classica comune, la pellicola sfoggia con una certa sincerità di fondo un gusto tutto letterario per la costruzione delle psicologia dei personaggi e le loro interazioni con i comprimari degno di tanta letteratura britannica a cavallo tra il Settecento e Ottocento ( e non a caso Jane Austen, scrittrice femminista inglese ante litteram, docet); lo spettatore non soltanto riesce facilmente ad immedesimarsi nelle sofferenze della sventurata Ella (una incantevole Lily James) ma tanta pscologia di personaggi secondari è altrettanto delineata (su tutte il maestoso ritratto di perfidia di Lady Tremaine/Cate Blanchett, vera fuoriclasse a cui il codice dei valori disneyani stra inverosimilmente stretto). Le relazioni tra i vari personaggi sono inoltre cesellate dallo spazio filmico che le contiene, firmato dalle imponenti e sfarzose scenografie del tre volte Premio Oscar Dante Ferretti (qui in lizza per una quarta statuetta) e i barocchi costumi della pluripremiata Sandy Powell che ben sottolineano l'equilibrio narrativo tra impianto volutamente d'altri tempi e il gusto tutto contemporaneo della fiaba barocca e visivamente esasperata che strizza l'occhio anche allo spettatore più piccino.

Attorniato da un cast servizievole e di tutto rispetto (e una menzione d'onore va anche al delizioso cameo di Helena Bonham Carter nei panni della iconica Fata Madrina), il nuovo Perrault riletto da Branagh è un film Disney a tutti gli effetti, in linea con le precedenti riletture e profondamente ammiccante ad un certo femminismo d'assalto tutto contemporaneo e da sempre nel cuore della figura archetipica ormai della Principessa Disney, eppure Branagh ci regala la rilettura più soddisfacente ed equilibrata da anni a questa parte per la fiaba che proprio la Casa del Topo ci ha insegnato più di sessant'anni fa che "i sogni son desideri di felicità".

VOTO: 3/5