Di Francesco Vagnarelli
Ebbene sì! Dopo anni di silenzio ritorna in "pompa magna" il terzo sequel di uno dei film più famosi e amati della storia del cinema. La regia, questa volta, è affidata a Colin Trevorrow mentre Spielberg, l'insostituibile "signore dei dinosauri" dà la sua benedizione alla pellicola come produttore esecutivo.
Isla Nublar apre i cancelli: il sogno di John Hammond di creare un parco a tema con dinosauri rigenerati e clonati è ormai realtà. I rettili, ormai privi di mistero ed inquietudine, sono declassati ad animali quasi circensi al servizio di multinazionali ed esperimenti genetici, frutto dei quali è il dinosauro più feroce che si potesse concepire: l' "Indominus Rex". Molto presto, tuttavia, i gestori del "Jurassic World" si troveranno a fare i conti con la loro terribile creatura. La trama, come si può intuire già dai primi minuti del film, rispecchia il capolavoro di Spielberg, ma si ha la netta sensazione che ormai i tempi siano cambiati. Lo si evince dalle piccole cose: la sperimentazione genetica portata allo stremo non più per inseguire un sogno, ma con la consapevolezza di manipolare arbitrariamente la natura; la costante ombra della guerra; il controllo delle multinazionali, degli sponsor e, inoltre, una strizzata d'occhio agli animalisti: le prede dei dinosauri non sono più vittime vive e senza scampo, ma animali morti comprati in qualsiasi macelleria. Il film sembra consapevole di essere almeno un gradino sotto al capolavoro di Spielberg, ma a suo favore bisogna dire che il primo "Jurassic Park" aveva dalla sua il fascino della novità, di rappresentare uno spartiacque fra il "vecchio" e il "nuovo" cinema mentre ormai, per dirla con una frase del film: "Si vedono i dinosauri come gli elefanti allo zoo". In effetti, siamo ben lontani dal film del '93. In questa rivisitazione moderna, l'universo distopico, la caratterizzazione dei personaggi, le scene da manuale (l'inseguimento del T-Rex, i velociraptor in cucina, per citarne alcune), insomma, tutti quegli elementi che resero il primo film un "cult", sono quasi totalmente accantonati a favore di un tipico "action-movie" all'americana, ricco di sparatorie, inseguimenti e tecnologie; è apprezzabile, tuttavia, che la pellicola stessa ogni tanto offra una consapevole auto-parodia dei comuni cliché del genere.
Se la seconda metà del film presenta le caratteristiche appena descritte, bisogna riconoscere che la prima parte è un delicato e costante omaggio, con tanto di stessa colonna sonora, del capostipite, e la stupenda fotografia, che proietta nelle strutture avveniristiche dell'ormai realizzato parco a tema, suggerisce l'idea di un sogno ormai realizzato. Chiunque sia cresciuto con il mito di "Jurassic Park", chiunque abbia ancora la camera infestata da dinosauri di plastica, non può non avvertire un lieve groppo alla gola. Rimane da chiedersi se si sentisse realmente il bisogno di un ulteriore sequel. Forse no, ma adesso che il film è realtà, gli appassionati del genere, dei grandi rettili e in generale di chi va al cinema solo per svagarsi un po', non rimpiangeranno le due ore di visione.
Voto 3/5