Di Simone Fabriziani
Vincitore di 3 Golden Globes e candidato a 12 Premi Oscar, il sesto film scritto e diretto dal tre volte Premio Oscar Alejandro Gonzalez Inarritu (l'anno scorso ha trionfato come regista, sceneggiatore e produttore per "Birdman, o l'Imprevedibile Virtù dell'Ignoranza") è la conferma di come il cineasta messicano sia uno dei maestri contemporanei indiscussi nella messa in scena sul grande schermo; anzi, Inarritu affina qui una tecnica cinematografica dalla precisione cosi iperrealista da mettere sinceri ed onesti brividi.
Questa volta si parte del romanzo omonimo (a sua volta ispirato ad un racconto reale) scritto dallo statunitense Michael Punke: il pioniere americano Hugh Glass, dopo un feroce e violento attacco da parte di un orso grizzly, viene deliberatamente abbandonato dai suoi compagni, in fin di vita; Glass avrà l'opportunità e una eccezionale forza di corpo e di spirito per trovare l'uomo responsabile del torto subito e dell'uccisione di Hawk, figlio adottivo di Hugh appartenente ad una tribù di indiani nativi.
Un semplice film di vendetta? No.
Dietro ad una tecnica sopraffina (e qui il sapiente utilizzo della luce naturale nella direzione della fotografia di Emmanuel Lubezki lascia a bocca aperta), dietro ad una pur maestosa messa in scena tra gli innevati paesaggi di una frontiera americana da puro orgasmo visivo, il sangue scorre caldo, le ferite si lacerano e la violenza esplode nella sua forza più efferata.
Perché "The Revenant" non è semplicemente il viaggio nella forza d'animo e spirito di Hugh Glass per farsi vendetta, ma è un appassionato e affascinante apologia dell'Olocausto americano per eccellenza: quello dei nativi americani.
Il sangue che scorre copioso e che sporca il candore di una meravigliosa frontiera americana innevata è il torto che l'uomo bianco paga per aver assoggettato e brutalizzato le tribù native; senza entrare nel dettaglio della narrazione per non distorcere ed influenzare la visione delle pellicola a chi ci sta leggendo, è chiara la figura di Hugh Glass che nel suo sofferente cammino di redenzione e riabilitazione umana che si erge poi come un non troppo velato "angelo della vendetta" nei confronti della tradizione nativa americana schiacciata dalla brutalità dell'uomo civilizzato che è venuto dall'Occidente.
Capitanato da un gigantesco Leonardo DiCaprio e da un luciferino e sopra le righe Tom Hardy, "The Revenant" è dunque un affascinante e maestoso ritratto di un intimo scontro tra civiltà, e della redenzione di quella nativa americana, non solo rediviva ma più viva che mai.
VOTO: 4/5