6.3.16

Netflix e la stagione dei premi: cosa non ha funzionato e cosa ci riserva il futuro

Di Daniele Pulcini Ambrosini

Il colosso dello streaming Netflix ha iniziato a produrre contenuti originali per i suoi utenti nel 2012 riscuotendo fin da subito un discreto successo in ambito televisivo con serie come Orange Is The New Black e House Of Cards, che oltre ad ottenere il consenso della critica hanno anche guadagnato numerose candidature e qualche premio agli Emmy e ai Golden Globe, sebbene nessuna serie Netflix abbia ancora vinto il premio principale di categoria. Infatti al momento solo due serie distribuite via web sono riuscite nell’impresa, Transparent e Mozart In The Jungle entrambe prodotti targati Amazon, trionfatori ai Globe nella categoria comedy or musical. Se da un lato quindi l’investimento nelle produzioni originali di stampo seriale è risultato fruttuoso in termini di premi, per il cinema qualcosa nell’anno del lancio del progetto è andato storto.
Va detto che la piattaforma al momento vanta un premio Oscar vinto per il corto documentario The Lady In Number 6 ed ha inoltre collezionato 4 candidature per il miglior documentario, due delle quali solo quest’anno con What Happened, Miss Simone? e Winter On Fire: Ukraine’s Fight For Freedom. Però quest’anno Netflix ha anche inaugurato la sua sezione di lungometraggi originali con il film Beasts Of No Nation di Cary Joji Fukunaga, già regista di True Detective per HBO, con protagonisti il giovane Abraham Attah e Idris Elba, presentato e premiato al festival di Venezia 2015. 
Il film ha usufruito di una doppia distribuzione poiché disponibile in streaming dallo stesso giorno della sua uscita nei cinema. Forse proprio questo è stato il problema del war-movie di Fukunaga perché alcune delle più importanti catene di cinema degli USA considerando la distribuzione sulla piattaforma streaming una violazione del tradizionale lasso di tempo di 90 giorni che garantisce l’esclusiva ai cinema, forse per non intaccare i propri guadagni, hanno deciso di boicottare la pellicola che alla fine si è ritrovata sostenuta da una sola catena, la Landmark, che ha distribuito il film in 19 delle sue sale, aggiungendo gli altri cinema che hanno proiettato la pellicola si arriva ad un totale di 31 sale in tutto il paese sparse in 30 diverse città. Con quella che è a tutti gli effetti una limited release Beasts Of No Nation ha avuto poca visibilità in sala, facendo flop al boxoffice con un incasso di 50,699 dollari al primo weekend ed un misero totale di 90,777 dollari a fine corsa. Non c’è dubbio che i numeri per lo streaming siano più rassicuranti, ma Netflix non rilascia i dati relativi alle visualizzazioni sulla sua piattaforma. La scarsa visibilità ed il fallimento al boxoffice non devono aver aiutato il film durante la stagione dei premi, infatti non è arrivata nessuna candidatura agli Oscar e l’assenza di Elba tra i candidati è stata forse l’esclusione più assurda di quest’edizione (sebbene la categoria fosse affollata) ed è stato uno dei principali cavalli di battaglia della protesta #OscarSoWhite.
Che gli Oscar non fossero ancora pronti per riconoscere un film concepito per il piccolo schermo nelle loro categorie principali? Forse sì, ma Netflix non si ferma qui e nonostante non abbia ottenuto nomination agli Academy è comunque riuscita a “togliersi qualche soddisfazione” con i premi vinti a Venezia, ai SAG e agli Independent Spirit. Un buon avvio in termini di qualità che ha riscosso un buon successo di critica (91% di voti positivi su Rotten ed un punteggio di 79 su Metacritic e 7,8 su Imdb per il film di Fukunaga)e per il futuro oltre alle commedie (di dubbia qualità) di Adam Sandler si intravede già qualche titolo interessante che potrebbe presto riportare Netflix nella stagione dei premi. Tra questi titoli spiccano il drama War Machine scritto e diretto da David Michod (già regista di Animal Kingdom e The Rover) con protagonisti Brad Pitt e Ben Kingsley, la commedia Tallulah diretta da Sian Heder con protagoniste Ellen Page e Allison Janney ed il biografico First They Killed My Father diretto da Angelina Jolie ed attualmente in fase di produzione.