Mark Rylance.
Considerato da molti colleghi britannici il più grande attore shakespeariano vivente, Rylance ha passato tutta la sua vita diviso tra partecipazioni televisive, piccoli ruoli sul grande schermo, e soprattutto sul palcoscenico, grande amore professionale della sua vita.
Il 28 Febbraio 2016 Rylance ha inaspettatamente vinto l'Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per il suo intenso ritratto della spia russa Rudolf Abel nel film Il Ponte delle Spie di Steven Spielberg; forse una delle statuette attoriali più meritate dell'ultimo decennio. Perché?
Forse perché la sua vittoria è stata una delle più grandi sorprese della serata (che non è stata tuttavia digiuna di momenti inaspettati), e forse anche perché non accadeva da circa 10 anni che la categoria del Miglior Attore Non Protagonista non riservasse una sorpresa contro ogni pronostico e contro ogni favorito; ecco cosa accadde alla Cerimonia di Premiazione di Febbraio 2007:
Contro ogni pronostico 10 anni fa trionfò in categoria il veterano Alan Arkin per il delicato ed ormai "cult movie" Little Miss Sunshine, battendo il favorito in gara Eddie Murphy in condizioni similari a quelle di quest'anno: Murphy aveva vinto per il suo ruolo canterino in "Dreamgirls" Golden Globe, Critics'Choice Award e SAG, mentre Arkin aveva conquistato solo il Bafta, peraltro in una cinquina in cui Murphy era assente; Arkin vince poi l'Oscar in Supporting partecipando ad un film che aveva tuttavia ricevuto la candidatura anche per la statuetta principale. E quest'anno?
Rylance vince il Bafta in una cinquina in cui il favorito Sylvester Stallone non era candidato per il suo acclamato ritorno nei panni di Rocky Balboa in "Creed"; per lo stesso ruolo Stallone si era aggiudicato nei mesi precedenti le statuette dei Golden Globes e dei Critics' Choice Awards, proprio come accadde (con in meno il SAG) nove anni fa a Murphy. Quali sono state dunque le ragioni delle vittorie inaspettate di Rylance e Arkin, se proprio vogliamo trovare questo parallelo?
Noi abbiamo pensato a due scenari differenti:
- Rylance ha vinto l'Oscar perché unico attore candidato del film "Il Ponte delle Spie", che aveva ricevuto in ogni caso 6 candidature, tra cui quella chiave al Miglior Film.
- Rylance ha vinto perché c'è ancora un pregiudizio nei confronti della carriera (tutt'altro che rosea ed edificante) del veterano Sylvester Stallone; molti all'Academy non avranno avuto il "coraggio" di votare per una performance, quella in "Creed", che rimane tuttavia la più genuina ed intensa della carriera di Stallone, un commovente tributo al suo personaggio più iconico; eppure, forse è stata proprio la reputazione di Stallone a pesare sulla scelta dell'Academy; proprio come accadde nove anni fa ad Eddie Murphy, purtroppo etichettato ora come a suo tempo come un fenomeno dell'"american comedy" non meritevole tuttavia del maggior riconoscimento cinematografico statunitense.
Rimane in ogni caso il risultato finale oltre le ipotesi; un meraviglioso risultato che fa bene al cinema di qualità, che fa bene all'arte della recitazione e che fa soprattutto bene alla storia degli Oscar, molto spesso più propensi a scegliere i propri attori vincitori sulla base del loro status di celebrità che per gli effettivi meriti della performance candidata.
D'altronde, chi è Mark Rylance per il sistema hollywoodiano? Quanto conta la sua reputazione di più grande "stage actor" britannico della sua generazione ad Hollywood? Nulla.
Eppure la scorsa Domenica ha trionfato con il suo indimenticabile ritratto della spia russa Rudolf Abel, riportando gloria e lustro ad un'organizzazione che dovrebbe premiare la performance e non l'attore un po più spesso.