It Follows – La recensione del gioiellino horror di David Robert Mitchell

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Di Gabriele La Spina

La materializzazione della paura sotto forma di un’entità maligna la cui reale forma è ignota, nel cinema horror, è sempre stata una costante. Basti pensare a gran parte dei romanzi di Stephen King, uno su tutti proprio It, un essere che cambia la sua forma e per tormentare le vite di un gruppo di giovani ragazzi, prende le sembianze inquietanti di un clown.
Ne è un altro esempio La cosa, film del 1982 di John Carpenter ispirato a un racconto di John W. Campbell, che aveva come protagonista quell’essere indefinito, proveniente da un altro pianeta, che riusciva a prendere la forma di ognuno dei protagonisti, mettendo in dubbio così le certezze dello spettatore sulle sembianze del male. Perché se l’antagonista della storia non ha alcuna forma definita, contro chi deve battersi il protagonista? Quello che David Robert Mitchell, regista e sceneggiatore di It Follows, vuole fare è proprio questo. Scardinare le tipiche regole del genere horror e soggiogare in qualche modo lo spettatore, trascinandolo in una spirale di ansia, angoscia e incertezza. 

Dopo un rapporto sessuale con un ragazzo appena conosciuto, la giovane Jay diviene vittima di una maledizione: ovunque si troverà d’ora in poi qualcuno la seguirà e dovrà fare di tutto per non essere toccata se non vorrà perdere la vita. Con l’aiuto dei suoi amici cercherà in tutti i modi di sfuggire a questa entità indefinita, ma l’unico modo per sopravvivere sarà passare a qualcun altro la maledizione tramite un rapporto sessuale.  

Prodotto nel 2014, il film ha debuttato al Festival di Cannes di quell’anno per poi passare da numerosissimi film festival. Nel 2015 dopo la sua premiere al Sundance, è approdato nelle sale americane, mentre il prossimo 6 luglio si prepara a spaventare il pubblico italiano grazie alla distribuzione di Midnight Factory. Con un incasso di $160.089 in quattro sale per una media di 40.022$ per sala, è uno degli film indie più di successo degli ultimi anni. E con una media del 97% su Rotten Tomatoes, è tra i film meglio recensiti dello scorso anno, a dimostrazione della grande rinascita del genere horror in quello ormai definito come art house horror, ovvero “horror d’autore”. 
Gli elementi trattati da David Robert Mitchell, alla base dell’idea di It Follows sono chiari: un male che può cambiare forma, la paura di essere seguiti e una maledizione, come un virus, sessualmente trasmissibile, lontana citazione al virus dell’HIV che ha demonizzato l’esistenza di gran parte della popolazione negli anni ’80, decennio in qualche modo citato nella splendida colonna sonora di Rich Vreeland, tra sintetizzatori e sonorità puramente elettroniche, in perfetta armonia con l’atmosfera ansiogena della pellicola. E non è casuale la scelta di un gruppo di giovani attori come protagonisti del film: Maika Monroe, Keir Gilchrist (già apprezzato nella serie TV United States of Tara) e Jake Weary, che potrebbero erroneamente far etichettare la pellicola come un teen movie. 
Mitchell scava nella profondità del nostro inconscio e realizza una pellicola unica, provoca la tachicardia nello spettatore succube dell’incertezza, non dà mai forma alla paura ma ne insinua la sensazione nella mente di chi guarda. Con grande maestria riesce a dirigere la pellicola permettendo una grande immedesimazione negli eventi. It Follows non ha bisogno di grandi effetti sonori per spaventare a sorpresa lo spettatore, il concetto stesso della pellicola dimostra che è l’atmosfera a rendere un horror realmente spaventoso. Ed è con una semplice idea che Mitchell riesce a terrorizzare e a fare apprezzare la sua pellicola. D’altronde chi non ha mai avuto la sensazione di essere seguito?
Alla base di It Follows vi è una straordinaria intuizione da parte di Mitchell, e una grande cultura cinematografica dimostrata nella resa tecnica della pellicola. Un film che aggiunge senza dubbio qualcosa di nuovo al genere. Per lo spettatore non è altro che un angosciante viaggio psicologico dal quale è impossibile non restare turbati.

VOTO: 8.5/10