20.12.16

Come sopravvivere al Natale: L'evoluzione dei classici del genere

Di Edoardo Intonti

Il Natale è il periodo in cui ci si riunisce con la propria famiglia, si ri-condividono memorie, ci si  riappropria di quello che Natalia Ginzburg definiva “lessico familiare”, e solitamente, esclusi cinismi di sorta o casi particolare, si tratta di un momento felice per l’individuo medio.

Film natalizi  che raccontano di situazioni imbarazzanti, famiglie allargate ed improbabili viaggi fuori patria per passare le vacanze, ne è pieno il panorama filmico internazionale e nostrano, perciò oggi vorrei provare a portare l’attenzione su quegli individui che durante le feste rimangono soli, solitamente perché troppo integrati nel complesso meccanismo capitalista, che dai tempi di Canto di Natale (e le conseguenti reinterpretazioni) mostra i risultati deprimenti dell’individuo stacanovista, dedito solo al guadagno e completamente distaccato dalla famiglia.

Il primo film dunque da citare è la mia reincarnazione preferita di quel capolavoro narrativo scritto da Charles Dickens nel 1843, "Canto di Natale". Ovviamente parlo dell’insormontabile capolavoro del 1992: Festa in casa Muppet. La storia la conosciamo tutti, ecco perché servivano i Muppet per riuscire a trovare una qualche interpretazione comica di quegli eventi, che narrano appunto del solitario Ebenezer Scrooge (interpretato da un’inaspettato Micheal Cane) e del suo viaggio verso la redenzione.


Tra gli eredi spirituali di Scrooge, se ne possono citare milioni, ma uno dei titoli che sintetizza la paura della solitudine in modo particolarmente spiritoso è Natale in affitto (2004), reinterpretato in modo magistrale (se non migliore) in Italia con il titolo Una famiglia perfetta nel 2012 . In entrambi i casi si racconta di un protagonista particolarmente danaroso, ma sprovvisto di un nucleo familiare proprio a ridosso delle feste natalizie. Deciderà dunque di optare per l’unica opzione possibile in questa situazione : ingaggiare una finta famiglia per impersonare i ruoli di moglie, fratello e tutto il parentado con la quale passare le feste.

In risposta all'aumento della depressione in concomitanza delle feste, in Francia nel 1982 esce Le Père Noël est une ordure, pellicola di grande successo che infatti viene riproposta nel 1992 negli USA con un cast decisamente nutrito (tra cui Steve Martin, Adam Sandler e Liev Schreiber) e con il titolo Mixed Nuts (Agenzia salvagente in italiano) nel quale si racconta di una grottesca impresa di sostegno psicologico per tutti quegli individui che rimangono soli a Natale, in cui operatori e gli aspiranti suicidi finiranno per formare un’insolita comunità riuscendo a sopravvivere alle feste.


Un’altra famiglia alternativa è quella che si forma nel film Soap Opera (2014), italiano, nel quale un gruppo di dirimpettai del medesimo condominio (tra cui Fabio De Luigi, Ale e Franz e Cristiana Capotondi), si ritroverà a fare i conti con un evento inaspettato proprio nel periodo delle vacanze natalizie e che li obbligherà ad approfondire quelle conoscenza quasi casuali che si ormano appunto tra dirimpettai.

Lo stesso Kevin McCallister, della celebre saga Mamma ho perso l’aereo (1991), rappresenta l’individuo esasperato dai ritmi forzati del periodo natalizio, dalla presenza in massa di parenti e dalle tradizioni culinarie e rituali le cui funzionalità sono ormai dimenticate.
Spera dunque di poter rimanere solo per le vacanze, scoprendo poi, come tutti ricordiamo, quando facilmente possa venire la malinconia e la nostalgia della famiglia.

Non ci resta che augurarvi buone feste e sperare che nessuno di voi lettori abbia bisogno di supporti psicologi, visite di tre spiriti o di dover affittare delle comparse per poter godere appieno questo Natale 2017.