29.12.16

Lost in Translation: Dogtooth di Yorgos Lanthimos

Di Gabriele La Spina

Vincitore del premio della sezione Un Certain Regard e l'Award of the Youth del Festival di Cannes 2009, Kynodontas, distribuito per il mercato internazionale con il titolo Dogtooth (che in italiano significherebbe "canino"), è uno dei film più controversi del regista greco Yorgos Lanthimos, con il quale ha conquistato la sua prima e unica nomination all'Oscar per il miglior film straniero. Ancor prima del suo debutto in lingua inglese, The Lobster, che lo ha consacrato come regista di fama mondiale.

Nella periferia di una città vive una famiglia con tre figli che non hanno mai oltrepassato i confini del giardino di casa, in pieno isolamento, seguiti solo dai loro genitori e in totale assenza di contatti con il mondo esterno. La sola persona autorizzata a penetrare in questo luogo segregato è Cristina, una dipendente del padre, che assolve il compito di soddisfare i primi urgenti bisogni sessuali del figlio e che stringe amicizia con la figlia maggiore. Un giorno Cristina porta con sé un regalo per lei: una fascia per capelli fosforescente. E si aspetta in cambio qualcosa.

«Un cane è come la creta, il nostro lavoro qui è di dargli forma: un cane può essere dinamico, aggressivo, un lottatore, codardo o affettuoso. Richiede lavoro, pazienza ed attenzione da parte nostra. Ogni cane, anche il suo, aspetta che noi gli insegniamo come comportarsi. Capisce? Noi siamo qui per determinare quale comportamento il cane dovrebbe avere. Vuole un cucciolo o un amico? Un compagno? O un cane da guardia che rispetta il suo padrone e obbedisce ai suoi ordini?»

Quella di Lanthimos sembra una costante ossessione per i rapporti umani, per la natura psichica dell'essere umano, inconsapevolmente piegato e contaminato dalle consuetudini sociali. E' così che immagina la follia di una coppia di genitori che cresce i propri figli isolati dal mondo e dalla società, senza dare loro un nome proprio e senza sapere nulla sulla loro età. Emblematico per l'essenza della pellicola è il dialogo del padre con l'addestratore di un cinodromo che descrive i cani come pura creta a cui dare forma a proprio piacimento. Un'analogia perfettamente compresa dal protagonista che condanna la propria famiglia al completo isolamento dando un'unica speranza ai propri figli: potranno vedere il mondo esterno solo quando uno dei loro canini sarà caduto. I figli non conoscono i nomi delle cose, se non come i genitori le hanno rinominate. E non conoscono nessuna lingua oltre al greco: il padre traduce per loro "Fly Me To The Moon" di Frank Sinatra (conosciuto da loro come il nonno) come un inno alla famiglia e alla fedeltà ai genitori; diventando così vittime ignare di una folle dottrina anticonformista. 


Il paradosso e il cinismo del cinema di Lanthimos, contraddistinto da momenti di ilarità alternati a scene profondamente disturbanti, è più vivido che mai in Dogtooth. Qui il regista greco applica una regia mirata al minimalismo, palpabile nei numerosi scenari dove predomina più il bianco, e una ricerca quasi maniacale dell'inquadratura sulla regola dei terzi. Il messaggio della sceneggiatura di Lanthimos, scritta a quattro mani con il sempre fedele Efthymis Filippou, è forse un allarme e una critica verso l'estremismo quelle figure genitoriali moderne (potrebbe essere un esempio il lungo e continuo dibattito sull'ausilio del vaccino), che nel tentativo di rendere pura e perfetta la propria prole, finisce per danneggiarla in modo irreparabile. Anche se, nonostante non venga specificato, a giudicare da alcuni elementi come le videocassette e i monitor dei pc, Dogtooth dovrebbe essere ambientato negli anni '90, e ciò dona una vena ancora più sarcastica e paradossale al racconto. 

Se il tema della distopia è onnipresente nella poetica cinematografica di Lanthimos, in Dogtooth si ha sul finire la sensazione di aver assistito a un grottesco esperimento sociale. La sua ironia sofisticata poco digeribile per il pubblico medio e l'audacia estrema del racconto, è forse la motivazione per cui il film non è mai arrivato nelle sale italiane, ma chissà se nei prossimi anni non avrà l'occasione di approdare straight to DVD.