Di Alfredo Di Domenico
Considerato uno dei migliori film sul divismo, Viale del tramonto ha il merito di riportare alla memoria un mondo apparentemente lontano, quello della Hollywood degli anni '50, che risulta ancora molto recente. Si tratta dell'era divi del cinema considerati come delle divinità, che conducevano uno stile di vita sfrenato, regale e talvolta sconsiderato, divenuti poi relitti abbandonati e aggrappati al loro glorioso passato. Testimone di questo mondo scomparso e di questo modo di vivere è Norma Desmond che conduce uno stile di vita di funereo, decadente, ma conserva ancora un fascino altisonante, sublime, circondato da un aura di mistero e nostalgia.
Joe Gillis, sceneggiatore che ha avuto poca fortuna con il cinema, è ormai in bancarotta e per nascondersi dai suoi creditori, trova rifugio presso una villa una maestosa apparentemente abbandonata sul Sunset Boulevard. Si tratta, in realtà, della dimora di Norma Desmond, autentica diva del cinema muto che ha perso ogni legame con il mondo presente, vivendo tra i fasti di un passato ormai lontano. In cambio dell'ospitalità Joe inizierà a scrivere la sceneggiatura per lei che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo. "Io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo!". Con questa battuta Norma Desmond si presenta al grande pubblico, con il volto della più grande diva del muto, ovvero Gloria Swanson e così il cinema mondiale si arricchisce con uno dei più grandi capolavori mai realizzati.
Quello che colpisce, oltre all'oggettiva bellezza di quest’opera d’arte cinematografica, sono i parallelismi personali degli attori con i personaggi che interpretano. Gloria Swanson, al pari di Norma Desmond, è stata la più grande e pagata stella del cinema muto, le analogie con il suo personaggio non sono del tutto frutto della penna di Billy Wilder e Charles Brackett, ma veri richiami al suo passato glorioso, una carriera illustre minata e frantumata dall'avvento del sonoro. Da allora la Swanson visse di rendita fino a quando Wilder non la ingaggiò per il ruolo. Non fu lei la prima scelta, anzi, fu quasi un ripiego, prima di lei furono contattate altre dive del calibro di Pola Negri, scartata per il forte accento polacco, Mae West, femme fatale degli anni ’30, che si reputava ancora troppo giovane per interpretare questo ruolo e addirittura l’effimera Greta Garbo che, come nel suo stile, non si disturbò a dimostrare interesse. A render più autentico e leggendario il film sono le fotografie che ricoprono le pareti della casa di Norma Desmond che provenivano dalla collezione delle Swanson e un particolare aneddoto riguarda il film proiettato nella sala privata della villa della Desmond: si tratta in realtà di Queen Kelly, del 1928, con la stessa Swanson protagonista e diretto da Erich von Stroheim. Il film è rimasto incompiuto proprio a causa del licenziamento del regista da parte dell'attrice, che era anche produttrice e poi per l'incalzante avvento del sonoro. Il film all'epoca era inedito e le immagini apparse nel film furono per decenni le uniche mai mostrate al pubblico, fino alla sua distribuzione nel 1985. Persino il cameo di De Mille, al quale la Desmond propone la sua improbabile sceneggiatura, ha un fondamento reale, fu infatti il regista che lanciò la carriera di Gloria negli ani '10. Erich von Stroheim oltretutto vestì i panni del maggiordomo ed ex-regista Max,. E fu proprio la collaborazione con la Swanson, di cui sopra, a mandare in fumo la sua carriera. Il cattivo esito del film in questione rovinò per sempre la sua reputazione e da allora non lavorò più.
Viale del tramonto fu un successo su tutti i fronti, raccogliendo premi ovunque tra cui tre Oscar, uno di questi alla sceneggiatura. Le reazioni furono contrastanti poiché da una parte provocò grande malcontento nello show-business: Louis B. Mayer, grandissimo produttore dell'epoca, ad esempio espresse il suo disappunto nel vedere Billy Wilder criticare l'industria che gli dava da vivere. D'altro parere furono i giornalisti e i critici che definirono il film "il lato peggiore di Hollywood raccontato nel modo migliore". Critiche a parte Wilder ha il merito di portarci dentro le vite degli attori in declino mettendone in mostra le debolezze, i vezzi e le stravaganze ma anche il grigiore che contraddistingue le loro esistenze sature di nostalgia e di malinconia puntando il dito sul lato tragico delle vite delle star, dapprima venerate come divinità, scaraventate nell'oblio il momento dopo. La Swanson si fa portavoce di questi personaggi, la sua è una sorte che sarà patita da tanti artisti sia del passato sia del presente. Il film si chiude con la leggendaria scena delle scale, dove Norma, ormai in preda alla follia, viene invitata a scendere, attorniata da giornalisti e curiosi, si dirige verso la macchina da presa credendo di essere sul set cinematografico e di prepararsi a girare la prima scena del suo nuovo film. Norma ha finalmente perseguito il suo scopo è tornata davanti alla cinepresa e rivolge al fantomatico pubblico l’auspicio di continuare a lavorare a lungo. I paralleli non sono finiti, il saluto al cinema di Norma Desmond, ironicamente è anche quello della Swanson, la quale dopo questo film reciterà solo in altre 3 pellicole.
Dal film è stato tratto un musical da Andrew Lloyd Webber, dal titolo omonimo, che debuttò a Londra nel 1992. Il ruolo di Norma Desmond fu interpretato da Patti LuPone, ma è stata l'interpretazione di Glenn Close a rendere nuovamente celebre il personaggio, tanto che l'attrice lo ha riportato ancor una volta in scena quest'anno nel West End, con l'intensione sempre più insistente di portarlo anche al cinema in un remake musicale della pellicola. Viale del tramonto ha inoltre ispirato numerose pellicole nel corso degli anni, impossibile non ricordare il collegamento con The Artist, film del 2011 di Michel Hazanavicius vincitore dell'Oscar come miglior film.