30.4.17

Da 'Melancholia' a 'Fargo': 6 titoli per rivalutare il talento di Kirsten Dunst

Di Gabriele La Spina

Non solo la Mary Jane della celebre trilogia di Spider-Man creata da Sam Raimi, ad oggi Kirsten Dunst è una delle attrici più interessanti della sua generazione, probabilmente eccessivamente sottovalutata. Mai nominata all'Oscar è arrivata a traguardi paralleli comunque importanti costruendo una carriera le cui fondamenta risiedono nel cinema indipendente e d'autore.

La Dunst ha esordito nella recitazione fin da bambina; se il suo primo ruolo sul grande schermo è legato al poco riuscito Il falò delle vanità, adattamento del celebre romanzo di Tom Wolfe del 1990 per mano di Brian De Palma; la ricorderemo soprattutto per la sua deliziosa interpretazione nell'adattamento di un altro famoso romanzo americano: Piccole donne (1994). Solo il primo di una lunga serie di film iconici che si sono aggiunti anno dopo anno alla sua filmografia, con titoli come Intervista col vampiro e Jumanji. Anche se Hollywood ha tentato di relegarla a ruoli della "biondina" della porta accanto, la Dunst ha sempre interpretato con sagacia i personaggi apparentemente più blandi, in film come Ragazze nel pallone, scult di Peyton Reed sulle tifoserie, è comunque una gioia per gli occhi.

Attrice feticcio di Sofia Coppola, fin dall'esordio della regista con Il giardino delle vergini suicide, la vedremo ben presto a Cannes con L'inganno, affiancata da Nicole Kidman, Elle Fanning e Colin Farrell. Nel suo futuro si prospettano inoltre altri progetti interessanti come il film televisivo di Yorgos Lanthimos, On Becoming a God in Central Florida, e il misterioso film delle sorelle Mulleavy, Woodshock.

Intervista col vampiro (1994)
Il celeberrimo film di Neil Jordan, segue la storia di Louis, un vampiro che decide di raccontare al giornalista Mallory la sua esperienza cominciata nel 1791. Louis De Pointe du Lac, ricco possidente di New Orleans, vive ritirato nella sua lussuosa abitazione, annientato dal dolore per la perdita della moglie e della figlia. Lestat, un uomo dal fascino perverso dedito al vampirismo, lo conosce e decide di iniziarlo al mondo dei non-morti. Qui la Dunst interpreta il ruolo della piccola Claudia, un'orfana che viene vampirizzata da Lestat come regalo a Louis. Affiancando due grandi star degli anni '90, come Brad Pitt e Tom Cruise, la Dunst non sfigura e all'età di soli 10 anni, si addentra in un ruolo estremamente ambiguo e oscuro.

Il giardino delle vergini suicide (1999)
Meraviglioso esordio alla regia di Sofia Coppola che segnerà un lungo e duraturo sodalizio con Kirsten Dunst. Il film, adattamento del romanzo di Jeffrey Eugenides, è incentrato sulle cinque sorelle Lisbon, Cecilia, Lux, Bonnie, Mary e Teresa, che si sono trasformate in creature sublimi sul punto di diventare delle donne stupende. Affascinati da queste bellissime ninfe, i ragazzi del vicinato le spiano nel tentativo di penetrare nel loro cuore. Quando la figlia più giovane Cecilia si uccide, l'attrattiva nei ragazzi si acuisce, trasformandosi in curiosità perversa. Kisten Dunst impersona la figura eterea di Lux, una nuova Lolita di Nabokov immersa nella visione rarefatta ma dalla forte influenza pop di Sofia Coppola.

Se mi lasci ti cancello (2004)
Nel film capolavoro di Michel Gondry, la Dunst ha un piccolo ma incisivo ruolo. Il film parla della relazione tra Joel e Clementine, quando finisce la ragazza ricorre a un'operazione per farsi estirpare la sezione della memoria relativa alla loro storia. Nel momento in cui Joel lo scopre, contatta l'inventore del metodo, il dottor Howard Mierzwaik per sottoporsi allo stesso trattamento, ma intanto che i ricordi iniziano a scomparire, rivive i momenti iniziali e si rende conto di non volerli cancellare. La Dunst interpreta il ruolo di uno dei membri dell'equipe del dottor Mierzwaik, di cui è segretamente innamorata. Gondry le affida inoltre una delle linee più significative della sua sceneggiatura premiata agli Oscar, che esplica il significato del titolo della pellicola tratto da un'opera di Alexander Pope: "How happy is the blameless vestal's lot! The world forgetting, by the world forgot. Eternal sunshine of the spotless mind! Each pray'r accepted, and each wish resign'd".

Marie Antoinette (2006)
Nel 2006, Sofia Coppola la rivuole come protagonista di quella che rappresenta una delle pellicole più ambizione della sua carriera, e allo stesso tempo uno dei ruoli più importanti affidati alla Dunst. Il film è un biopic del tutto atipico sulla vita della regia Marie Antoinette,  la minore delle figlie di Francesco I e Maria Teresa d'Austria, che a quattordici anni viene concessa in sposa a Luigi XVI, futuro re di Francia. La giovane giunge a Versailles, dove deve affrontare un ambiente molto diverso da quello della corte austriaca, senza inoltre riuscire ad accattivarsi la simpatia del popolo. Solo a livello estetico la pellicola è uno dei punti massimi della regia di Sofia Coppola, che come sempre riesce in modo unico a catturare l'estrema malinconia e la solitudine dei suoi personaggi. La Dunst è la giusta impersonificazione della regina decaduta, pervasa e inebriata dallo sfarzo, cercando invano di colmare un incredibile vuoto.

Melancholia (2011)
Uno dei film più riusciti dell'ultimo Lars Von Trier, carico di poesia e simbolismo, che vide Kirsten Dunst trionfare al Festival di Cannes con il premio alla miglior attrice. Il film si svolge dopo il ricevimento di nozze di Justine, questa cade in depressione e la sorella Claire la assiste. Intanto un misterioso pianeta minaccia di entrare in collisione con la Terra. Probabilmente la performance più coraggiosa della carriera della Dunst, incurante delle scene di nudo e di sesso esplicito, si afferma dopo Marie Antoinette come perfetta caratterista di personaggi "malinconici" e fronteggia la regia dell'ostico Von Trier. Poche attrici oltre lei e Charlotte Gainsbourg sarebbero state capaci di vestire panni tanto scomodi.

Fargo (2015)
La più recente delle sue performance acclamate dalla critica, con poca sorpresa, è proveniente dal piccolo schermo. La Dunst è stata infatti una delle protagoniste della seconda stagione di Fargo, fortunata serie televisiva di FX adattamento del celebre film dei fratelli Coen. Qui interpreta il ruolo di Peggy Blumquist, una parrucchiera leggermente bipolare, che ambisce di evadere da una vita di mediocrità condotta nella cittadina di Fargo insieme al marito macellaio. Ogni cosa cambia quando rimane invischiata nell'omicidio del figlio di una delle più potenti famiglie mafiose del paese. La Dunst si immerge perfettamente nel mood della serie, contraddistinta da uno dark humor unico. Arrivista ma estremamente insicura, la sua performance ricorda alla lontana quella di Nicole Kidman nei panni dell'icona Suzanne Stone del film del 1995 di Gus Van Sant, To Die For. Il ruolo la riporta nel circuito dei premi dove conquista nomination agli Emmy, Golden Globe e ai Critics' Choice, dove conquista la statuetta.


Quale titolo della carriera di Kirsten Dunst ritenete sia più degno di nota? Diteci la vostra nei commenti.