Messe da parte le lame affilate sguainate durante lo scorso, esplosivo episodio dedicato alla storia corsa agli Oscar del 1963, Feud: Bette and Joan torna ad occuparsi delle bizze delle star crepuscolari Joan Crawford e Bette Davis alle prese con il tempo che passa, la gloria che vola via e il sistema hollywoodiano che, dopo il successo di pubblico di Che fine ha fatto Baby Jane, vuole il bis con dietro la macchina da presa di nuovo Robert Aldrich.
Un anno dopo la campagna Oscar pilotata contro le chance di Bette Davis e il climax inimicale raggiunto dopo la infausta cerimonia di premiazione, Jack Warner (Stanley Tucci) richiede a gran voce un sequel non ufficiale del box-office hit di Aldrich (Alfred Molina); riusciranno il produttore e il regista a cavalcare loro malgrado l'ondata di successo degli "hag horror movies" (letteralmente "pellicole dell'orrore con protagoniste vecchie megere") e convincere a tornare a lavorare sullo stesso set gli spiriti avversi Joan Crwford (Jessica Lange) e Bette Davis (Susan Sarandon)?
Sempre meno "feud" e molto più satira al vetriolo dei sistemi di privilegio ipocriti e molto spesso di genere della (vecchia?) Hollywood, la miniserie di Ryan Murphy dopo aver oltrepassato il sui giro di boa narrativo si è trasformata in una strenuo j'accuse concettuale nei confronti di uno star system spietato tanto nell'età d'oro quanto macabramente oggi, raccontata attraverso gli occhi malinconici e carichi di disillusione di due attrici esauste di fare e farsi la guerra e con un disperato bisogno di sentirsi accettate, rispettate, perché Hollywood, Murphy dixit, non è un paese per donne.
Divertente cammeo del regista cult di b-movie John Waters nei panni del regista altrettanto di culto William Castle che ha diretto la Crawford nello scult dell'orrore 5 corpi senza testa (1964), titolo di punta della "hagsploitation" cinematografica degli anni '60.
VOTO: 7/10