Le serie italiane prodotte da Sky negli ultimi 10 anni ci hanno avvicinato molto, sia qualitativamente sia artisticamente, al tipo di serie prodotte oltreoceano: le meravigliose e puntuali ricostruzioni di Romanzo Criminale, il fenomeno Gomorra e l'onirica The Young Pope hanno reso molto più apprezzate, anche a livello internazionale, più le nostre produzioni televisive che quelle cinematografiche.
Caso a parte per 1992 che narra le vicende che hanno portato a Tangentopoli attraverso le storie di diversi personaggi le cui vite si intrecciano tra di loro e con altri noti personaggi dell'Italia di quel tempo. Dalla serie ci si aspettava di gran lunga di più. Troppi personaggi, storie, vicende ed intrighi che poco si amalgamano tra di loro, troppa carne sul fuoco e pochi risvolti alla fine delle 10 puntate.
I primi due episodi di 1993, al contrario, sono rivelatori, tutto torna in ordine, o quasi, come se le intricate fila tessute nella prima stagione prendessero la loro direzione facendoci apprezzare, solo col senno di poi, la stagione precedente. Il pool di Manipulite, l'ascesa di Berlusconi in politica, la malasanità, le speranze ed i sogni di una soubrette adesso sembrano avere un senso ed una connessione l'una con l'altro. La crisi delle istituzioni e dei costumi colpisce tutti i protagonisti, rappresentati da un manipolo di attori abbastanza efficace: da una lato abbiamo un imbronciato ed inespressivo Stefano Accorsi (anche l'ideatore della serie) che sembra aver dimenticato come si reciti al pari di Tea Falco, che forse non l'ha mai saputo fare, tanto fastidiosamente monoespresiva, piatta e tediosa, sia espressivamente che vocalmente, che potrebbe quasi spingere lo spettatore a cambiare canale, dall'altra Miriam Leone che si riconferma una scoperta con la sua Veronica Castello scaltra, ambiziosa, spregiudicata ed irriverente ci fa dimenticare da dove è partita e ci fa augurare di rivederla presto in altre parti, Guido Caprino, il leghista Bosco, irruento e battagliero e il sempre più lanciato Domenico Diele alla ricerca della verità e dei colpevoli in una corsa contro il tempo.
Caso a parte per 1992 che narra le vicende che hanno portato a Tangentopoli attraverso le storie di diversi personaggi le cui vite si intrecciano tra di loro e con altri noti personaggi dell'Italia di quel tempo. Dalla serie ci si aspettava di gran lunga di più. Troppi personaggi, storie, vicende ed intrighi che poco si amalgamano tra di loro, troppa carne sul fuoco e pochi risvolti alla fine delle 10 puntate.
I primi due episodi di 1993, al contrario, sono rivelatori, tutto torna in ordine, o quasi, come se le intricate fila tessute nella prima stagione prendessero la loro direzione facendoci apprezzare, solo col senno di poi, la stagione precedente. Il pool di Manipulite, l'ascesa di Berlusconi in politica, la malasanità, le speranze ed i sogni di una soubrette adesso sembrano avere un senso ed una connessione l'una con l'altro. La crisi delle istituzioni e dei costumi colpisce tutti i protagonisti, rappresentati da un manipolo di attori abbastanza efficace: da una lato abbiamo un imbronciato ed inespressivo Stefano Accorsi (anche l'ideatore della serie) che sembra aver dimenticato come si reciti al pari di Tea Falco, che forse non l'ha mai saputo fare, tanto fastidiosamente monoespresiva, piatta e tediosa, sia espressivamente che vocalmente, che potrebbe quasi spingere lo spettatore a cambiare canale, dall'altra Miriam Leone che si riconferma una scoperta con la sua Veronica Castello scaltra, ambiziosa, spregiudicata ed irriverente ci fa dimenticare da dove è partita e ci fa augurare di rivederla presto in altre parti, Guido Caprino, il leghista Bosco, irruento e battagliero e il sempre più lanciato Domenico Diele alla ricerca della verità e dei colpevoli in una corsa contro il tempo.
Non è facile raccontare una decade ed un'Italia come quella degli anni '90, spregiudicata, incosciente e piena di contraddizioni, incerta, sul baratro, incapace di vedere fin dove il male può arrivare e, sullo sfondo, i cambiamenti sia politici che sociali dove il cinismo e l'arrivismo di molti ci ha portati ad essere quello che siamo oggi e 1993 non si perde l'occasione di sbattercelo in faccia senza edulcorare i concetti.
VOTO: 7/10