26.7.17

Director's List: 8 registi parlano dei loro film preferiti di Stanley Kubrick

Di Gabriele La Spina

Regista, genio indiscusso, non è una sorpresa che Stanley Kubrick abbia influenzato generazioni di registi dal suo periodo di attività fino ad oggi, a quasi 20 anni dalla sua scomparsa. Il suo è stata un cinema di estremo rigore tecnico, ma al contempo dai profondi contenuti umani. La sua audacia scaturita dal suo avanguardismo ha ispirato le menti di straordinari maestri del cinema come David Lynch, Martin Scorsese e Woody Allen, e ha forgiato i talenti di Darren Aronofsky, Edgar Wright e Sofia Coppola.

Attraverso gli estratti di alcune interviste a questi grandi esponenti del cinema contemporaneo, possiamo conoscere non solo i particolari film preferiti di ognuno dalla filmografia di Kubrick, ma anche gli esatti momenti in cui il suo cinema ha cambiato il loro modo di pensare e di percepire la settima arte. Alcune scelte potranno sorprendervi, soprattutto nell'appurare gli imprevedibili legami tra alcuni registi, rappresentati da precisi capolavori kubrickiani.

Da "Barry Lyndon", 1975

Martin Scorsese: Barry Lyndon (1975)
"Guardare un film di Kubrick è come guardare il paesaggio dal picco di una montagna. Guardate in alto e chiedetevi, come mai qualcuno possa salire su quel livello? Ci sono passaggi emotivi e immagini e spazi nei suoi film che hanno un potere inspiegabile, con una forza magnetica che ti avvolge lentamente e misteriosamente", dichiara Scorsese."Non sono sicuro di poter dire che ho un film preferito di Kubrick, ma in qualche modo continuo a pensare a Barry Lyndon. Penso che sia perché un'esperienza profondamente emotiva. L'emozione viene trasmessa attraverso il movimento della camera, la lentezza del ritmo, il modo in cui i personaggi si muovono in relazione al loro ambiente", infine conclude,"È un film pazzesco perché tutta la bellezza del lume di candela non è altro che un velo sulla peggiore delle crudeltà. Ma è una vera crudeltà, il tipo che vedi ogni giorno in una società educata". 

Darren Aronofsky: Full Metal Jacket (1987)
Kubrick è ovviamente uno dei registi che ha più influenzato lo stile di Aronofsky, sul film il regista ha spiegato: "La prima metà di 'Full Metal Jacket' è incentrata sulla trasformazione di questi esseri umani in macchine, ma c'è questo pezzo di caos, che è un soldato in sovrappeso, che viene lentamente preso di mira fino a che alla fine esplode. Poi, è sul portare queste macchine nel caos. Improvvisamente, l'intero stile di ripresa cambia, e diventa un film completamente diverso. Credo che il film si basi sul passaggio tra ordine e caos, quando i protagonisti si trovano in un inferno, letteralmente. È il passaggio nella distruzione, dove loro sono perfettamente ordinati in una griglia, cantando l'inno americano, che cerca di imprimere questa griglia attraverso il caos".

Guillermo del Toro: Full Metal Jacket (1987)
Il regista de Il labirinto del fauno, condivide la stessa preferenza di Aronofsky. Sul capolavoro di Kubrick lui ha affermato:"Qualcuno ha accusato Kubrick di essere un regista troppo tecnico, giudicando i suoi film freddi, ma io non sono d'accordo. Arancia meccanica e Barry Lyndon dovrebbero essere considerati patrimoni dell'umanità, ma è Full Metal Jacket il mio preferito. È un film unico sulle forze militari, la guerra e le sue conseguenze. La famosa scena di R. Lee Ermey, dove rinomina i soldati e li tratta come vermi-subumani, ha avuto un enorme impatto su di me. Così come la scena del suicidio di Vincent D'Onofrio. Sono davvero scene di virtuosismo della produzione cinematografica". 

Da "Full Metal Jacket", 1987

Edgar Wright: Shining (1980)
"La mia più profonda epifania nel cinema risale al momento in cui in 2001: Odissea nello spazio i pianeti si allineano al monolite secondo una qualche equazione galattica", dichiara Wright,"Ma così come Kubrick riesce a creare perfette composizioni armoniche riesce anche a ispirare terrore. La simmetria sommitale di corridoi infiniti e tappeti modellati, sono alcuni degli aspetti che ho amato di Shining. Una sala vuota e una porta rossa, riesce a disturbare ancora prima che il sangue inizi a scorrere. Sono queste immagini grafiche che mi attirano", infine il regista conclude dicendo che "quando vidi Shining per la prima volta forse lo sottovalutai, perché cercavo gli stessi dettagli del romanzo, ma invece le sue immagini sconvolgenti mi seguono ancora oggi".

Sofia Coppola: Lolita (1962)
Il docente Humbert, alloggiato presso la vedova Haze, la sposa pur di stare vicino alla figlia adolescente, di cui è innamorato. Quando la Haze muore, Humbert si mette finalmente con la ragazzina e con lei viaggia attraverso gli Stati Uniti. Sul film la regista ha detto: "Amo Kubrick. Amo il modo in cui ha messo insieme quel film, il modo in cui è stato girato. Come la scena del controcampo nel finestrino della macchina con il mostro".

David Lynch: Lolita (1962)
Curioso il legame che un legame tra Lynch e Sofia Coppola sia proprio un film di Kubrick, i due infatti condividono la preferenza di Lolita dalla filmografia del maestro. Sul film Lynch ha detto:"Amo Stanley Kubrick, potrei vedere i suoi film più e più volte", racconta il regista, per lui Lolita si tratta di un film dalle "grandi prestazioni, direzione e scrittura".

Da "Lolita", 1962

Woody Allen: Orizzonti di gloria (1957)
Allen ha sempre definito Kubrick uno dei più grandi registi della storia del cinema, e non ne invidiava di certo la pressione per tale appellativo:"Stanley Kubrick era un cineasta geniale ma faceva un film solo ogni sei o dieci anni. Ogni volta si trattava di un grande avvenimento. La pressione era enorme: ogni sua nuova opera doveva essere assolutamente un capolavoro", ha dichiarato il regista. Il suo film preferito di Kubrick è Orizzonti di gloria, film ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, dove per uno stupido puntiglio, un generale francese ordina un attacco a una postazione tedesca praticamente inespugnabile.

Mike Nichols: Il dottor Stranamore (1964)
Anche il regista de Il laureato, scomparso nel 2014, ha espresso il suo amore per Kubrick:"Il mio momento preferito della sua filmografia è Peter Bull come ambasciatore sovietico in lotta con Peter Sellers come Dr. Stranamore. Era questo aspetto semi-improvvisato, squinternato di Stanley che amavo di più. Dopo il suo cinema è cambiato, doveva avere un totale controllo. Un altro tipo di genio che non avrebbe mai permesso i momenti di maestria improvvisata di Dr. Stranamore".