Cosa c'è di sbagliato nel primo tentativo di adattamento cinematografico della saga fiume scritta nel corso di più di trent'anni dal prolifico maestro del brivido letterario Stephen King? Non sapremmo da dove cominciare con La torre nera, primo(?) capitolo per il grande schermo dalla serie di romanzi omonimi diretti da Nikolaj Arcel (Royal Affair).
Più che un ambizioso progetto cinematografico figlio delle fantasticherie di King spalmate per i sette volumi di cui è composta la saga letteraria, il film di Arcel è un vero e proprio film-cantiere, figlio invece di anni di progetti ed esso dedicati sempre rimandati, rifiutati, accettati, e poi nuovamente modificati, risultando in una "pellicola-mostro di Frankenstein" ricucita male e senza passione.
L'eterna lotta tra il bene e il male incarnata dalla caccia messa in scena tra il pistolero Roland (Idris Elba) e il luciferino uomo in nero Walter (Matthew McConaughey) fa da contrappunto narrativo alle visioni del piccolo Jake Chambers (Tom Taylor) nella New York del Mondo-Cardine, sognatore assiduo delle gesta del celebre pistolero del Medio-Mondo alla ricerca dalla mitica Torre Nera, ultimo baluardo al centro dell'universo che protegge i livelli dei vari mondi dall'attacco delle tenebre attuato dal misterioso uomo in nero.
Più film per ragazzi che complesso ed intelligente pastiche tra suggestioni western ed elementi horror/fantasy, La torre nera è il prodotto infausto di visioni contrastanti la casa di distribuzione Sony Pictures, il produttore esecutivo Ron Howard, le pressioni dello stesso King e il regista Arcel, al suo debutto in lingua inglese. Inaspettatamente breve, conciso e narrativamente fin troppo quadrato, The Dark Tower è un adattamento che non riuscirà a mettere d'accordo le due fazioni a cui si rivolge specificatamente: gli avidi lettori della saga di King e gli spettatori casuali, scevri della conoscenza del pur complesso (medio) mondo creato dallo scrittore statunitense posti di fronte ad un film privo di ambizioni, di senso dell'avventura, dello stupore, della meraviglia e dell'irresistibile gioco al citazionismo interno alle opere di Stephen King presente nelle pagine di cui è protagonista il pistolero Roland, novello Clint Eastwood in salsa fantasy peregrino cavaliere alla ricerca della Torre in un desertico medio-mondo da fare invidia a Sergio Leone.
Ed invece ci troviamo ineluttabilmente di fronte ad un serrato e anonimo ibrido la cui chiave di lettura appartiene non alla lotta tra il pistolero e l'uomo in nero, ma alle straordinarie capacità telepatiche del piccolo Jake. Non il peggiore adattamento da un'opera di Stephen King ma, a conti fatti, il più irrispettoso.
VOTO: 5/10