Chi m’ha visto – La recensione

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Di Daniele Ambrosini

Arriva in sala oggi Chi m’ha visto, commedia a bassissimo contenuto di risate scritta e interpretata da Giuseppe Fiorello e diretta dall’esordiente Alessandro Ponti, che alle spalle ha un passato da sceneggiatore di film mediocri o pessimi tra i quali spiccano Natale a Beverly Hills e Natale in Sud Africa. Ciò che lascia sconcertati del film non è tanto la messa in scena televisiva quanto le intenzioni reali del film, che pur essendo una commedia leggera ha delle pretese spropositate. 


Fiorello interpreta Martino Piccione, un chitarrista arrivato anche a raccogliere diversi successi nella sua lunga carriera, ha infatti lavorato con i più grandi della musica pop italiana. Peccato che il suo lavoro non venga mai adeguatamente apprezzato o riconosciuto, né dai suoi colleghi né dalla sua famiglia. Una volta concluso il tour con Jovanotti, decide di tornare in Puglia, nel paesino dove è nato e cresciuto. Qui ritrova il suo migliore amico Peppino. Stufo di essere preso in giro dai suoi compaesani per non essere ancora riuscito a diventare famoso, decide di inscenare la propria scomparsa con l’aiuto di Peppino. In un primo momento nessuno si accorge della sua assenza ma successivamente porterà grandi benefici alla sua immagine e al suo paese: l’attenzione mediatica sempre maggiore porterà anche alcuni noti cantanti ad interessarsi al caso di Martino Piccione. Tutto questo finché una nuova conoscenza ed la spietata conduttrice di Spariti (perché chiamarlo “Chi l’ha visto?” era ridondante oppure perchè credevano di creare un qualche tipo di inside joke). 
Pondi realizza una commedia molto poco divertente, che tende anche a prendersi molto sul serio. Il film si pone come una rivisitazione campanilistica ed ottusa di un certo cinema a stelle e strisce, quello dove si fa spazio il sogno americano della fama e del successo da perseguire ad ogni costo; e “Chi m’ha visto” sembra quasi voler fare la morale a quel mondo nettamente diviso tra vincitori e perdenti dove conta più apparire che essere, dove per avere successo bisogna vendersi e scendere a compromessi. Peccato che l’intera operazione non sia all’altezza delle pretese pseudo-intellettuali che sembra muovere; infatti la visione del film è ovviamente molto limitata, se non proprio anche ideologicamente sbagliata: quel finale scontatissimo è a sua volta moralmente riprovevole per quanto manipolatorio nei confronti del pubblico che fino a quel momento ha assistito alla parabola ascendente del protagonista. La vera felicità non è perseguire sogni impossibili ed irrealizzabili (non per colpa tua, sia chiaro, è la società che fa schifo), ma sono le donne. Neanche gli amici o la famiglia, perché il protagonista non se ne preoccupa poi tanto. Disarmante, soprattutto per un film che con la scusa di essere una commedia, pensa di poter fare la morale e criticare i meccanismi da cui esso stesso è nato. 
Molti troveranno notevole l’interpretazione di Pierfrancesco Favino il punto forte del film, ma sia lui, romano, che Fiorello, siciliano, sono al limite della credibilità con la loro forzata parlata pugliese. Certo, tra i due c’è chimica e nel film ci sono aspetti decisamente peggiori ma le loro interpretazioni non aggiungono molto ad un film che è e resta sostanzialmente inutile. Si fa notare invece Sabrina Impacciatore nel piccolo ruolo della conduttrice televisiva, il suo è il personaggio più interessante perché paradossalmente è il meno psicologicamente approfondito, ed è perciò privo di un background fatto di stereotipi o storie poco interessanti: è una maschera semplice e funzionale, niente di più. Stendiamo un velo pietoso su tutti i cameo via cellulare dei più famosi cantanti italiani, che forse non sapevano quanto si stessero effettivamente mettendo in ridicolo. 
Inutile è davvero la parola più adatta con cui definire questo film che, tra l’altro, arriva al cinema quando in sala c’è ancora La Vita In Comune di Edoardo Winspeare, film anch’esso ambientato in un piccolo paesino pugliese ed interpretato da attori del luogo; Il film di Winspeare non è certo privo di difetti, ma è un film con un cuore grandissimo ed è decisamente una validissima alternativa a Chi m’ha visto. 

VOTO: 4/10


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