16.9.17

The Look: In ricordo di Lauren Bacall

Di Giuseppe Polenghi

Avrebbe compiuto 93 anni oggi Lauren Bacall (pseudonimo di Betty Joan Perske) se un ictus non l’avesse colpita tre anni fa.  Più di trenta film in quasi sessanta anni di carriera,  iniziata quando era poco più che maggiorenne con un esordio tra i più folgoranti di sempre: To Have and Have Not (Acque del Sud) accanto ad uno degli attori più acclamati di quegli anni, Humphrey Bogart.

Howard Hawks, il regista della pellicola, la vide infatti sulla cover della rivista di Harper's Bazaar e, colpito dall'intensità del suo sguardo, la volle come protagonista del suo film nonostante la ragazza non avesse esperienza. E fu una scelta vincente. Nacque così una delle coppie più affascinanti del cinema (si sposarono l’anno successivo e recitarono in altri tre film insieme) e ben presto Lauren Bacall diventò una delle più grandi dive della Golden Age, insieme ad attrici del calibro di Bette Davis (di cui era sua grande fan), Katharine Hepburn e Marilyn Monroe, con cui recitò insieme nella commedia How to Marry a Millionaire (Come sposare un milionario) di Jean Negulesco.

Soprannominata “The Look” (Lo sguardo) e caratterizzata da una voce dal timbro molto basso e sensuale, la sua carriera fu, come lei stessa la definì, “un lungo viaggio sulle montagne russe, dove le salite erano più in alto di quanto ognuno poteva immaginare e le discese così in basso che nessuno ci poteva arrivare”. Lavorò con i più stimati e acclamati registi di quegli anni: oltre i già citati Hawks e Negulesco, Bacall fu diretta da Douglas Sirk, John Huston, Vincente Minelli, Michael Curtiz e Sydney Lumet.

Anche negli anni più recenti ha dimostrato grande coraggio recitando in pellicole complesse come Misery, Dogville, Prêt-à-Porter, Birth e The Mirror Has Two Faces (L’amore ha due facce), dove, diretta da Barbra Streisand, ricevette la sua unica e sola nomination all’Oscar nel 1996 per il suo ruolo da non protagonista. Nomination che però non si trasformò in statuetta, sconfitta dalla Juliette Binoche di The English Patient (Il Paziente Inglese). Solo nel 2009 le è stato assegnato il Premio Oscar alla carriera: era dal 1994 che questa onorificenza non veniva assegnata ad una donna.

Fu l'ultima diva ad andarsene. Anche Madonna, nel brano Vogue, la ricorda citandola insieme ai suoi celebri colleghi che hanno reso Grande il cinema. E Lauren Bacall non solo lo rese Grande, ma anche immortale. Come il suo magnetico sguardo.

Ecco tre pellicole per ricordarla.

How to Marry a Millionaire (Come sposare un milionario)
Primo film della 20th Century Fox in Cinemascope, questa deliziosa commedia brilla attraverso le sue protagoniste: Marilyn Monroe, Betty Grable e Lauren Bacall. L'alchimia fra le tre attrici è perfetta, così tale che nessuna delle tre oscura l'altra. Da una parte abbiamo una Monroe che per la prima volta si prende in giro (il suo personaggio soffre di miopia ma non vuole indossare gli occhiali per senso estetico), dall'altra abbiamo una Bacall mai così raffinata e dotata di un umorismo tagliente e intelligente. Infine, Betty Grable porta con sé un po' la bellezza e l'umanità di una ragazza più "nostrana". Un film iperfemminile e femminista, che prende in giro l'universo della donna senza mancarle però di rispetto. Anzi, valorizzandola in ogni singola sfaccettatura.

To Have and Have Not (Acque del Sud)
"You know how to whistle, don’t you, Steve? You just put your lips together and... blow" Con queste parole Lauren Bacall mette subito in chiaro cosa aspettarsi da lei. Si rivolge così, poco più che maggiorenne ad un'icona del cinema mondiale come Humprey Bogart, con una credibilità tale da oscurare quasi il celebre attore. Il film spicca infatti grazie ai celebri duetti dei due protagonisti: la tensione erotica, anche se non troppo esplicitata visti gli anni, colma la quasi mancanza di azione nel film rendendolo avvincente e denso di pathos.

Dogville (id.)
Nel 2003 Lars Von Trier scosse il mondo intero con il primo capitolo della trilogia, mai conclusa, sugli Stati Uniti. Un film, interamente girato in uno luogo-non-luogo, spoglio quasi di ogni scenografia e con i perimetri creati con il gesso bianco per definire gli spazi in cui le azioni si svolgevano. Un film sulla vendetta per alcuni, un film sulla natura dell'uomo per altri. Con un cast stellare (Nicole Kidman, Patricia Clarkson, Paul Bettany, James Caan, Stellan Skarsgard e John Hurt voce narrante) Von Trier racconta le vicissitudine di Grace, giovane donna capitata per caso in quella che inizialmente risulta essere una cittadina ospitale ma che, per sopravvivere, si trasformerà in un covo di persone egoiste e individualiste. Finale fra i più cruenti e bellissimi del nuovo millennio.