5.9.17

Tra Venezia e Telluride: Le donne che conquisteranno gli Oscar 2018

Di Gabriele La Spina

Con il Festival di Telluride concluso ieri e quello di Venezia che ha mostrato già i titoli chiave della stagione, abbiamo già la conferma di quanto anche gli Oscar, così come l'anno cinematografico che tra qualche mese si concluderà, saranno caratterizzati da una forte presenza femminile. Non solo in fatto di categorie attoriali, le donne saranno una presenza certa nella stagione dei premi anche nelle categorie di solita predominanza maschile come quelle dedicate alla regia e alle sceneggiature. Ma quali sono i nomi che hanno ricevuto i maggiori consensi della critica?

Se fino a poco tempo fa Jennifer Lawrence sembrava addirittura in dirittura di un secondo Oscar per Madre! di Darren Aronofsky, la sonora caduta scaturita dal suo debutto a Venezia ha annullato le possibilità dell'attrice. Non per nulla la Paramount ha furbamente anticipato l'uscita del film nelle sale americane lasciando il posto d'onore al riuscitissimo Suburbicon di George Clooney, dove per restare in argomento, Julianne Moore potrebbe essere un asso nella manica per la categoria di supporto. Ma se in parte siamo rimasti sorpresi dal fallimento di Aronofsky a Venezia, altrettanto, ma inversamente, possiamo dire di alcuni titoli presentati contemporaneamente a Telluride. Su tutti Lady Bird di Greta Gerwig, applauditissimo, definito un eccellente esempio di regia al femminile, che potrebbe valere alla Gerwig la sua prima nomination all'Oscar, come regista o come sceneggiatrice. E anche se l'approdo del film nella categoria best picture non è da escludere, sono le sue attrici ad avere le carte in regola per rientrare, Saoirse Ronan dimostra per l'ennesima volta il suo talento, forse nel miglior ruolo della sua carriera, e conquista Laurie Metcalf, nel ruolo della madre, forse dalla strada più spianata per la categoria di supporto femminile ancora vuota, libera da una Michelle Pfeiffer quasi inesistente in Madre!, se non per i nomi di Melissa Leo per Novitiate (la contender più forte per la vittoria) e dell'apprezzata Hong Chau, vera nota positiva del Downsizing di Alexander Payne, che potrebbe essere la sesta attrice asiatica mai nominata agli Oscar.
Sempre sul piano registico, accolta con standing ovation e scroscianti applausi, Angelina Jolie potrebbe seriamente accodarsi alle registe in lizza per una nomination quest'anno grazie a First They Killed My Father, fronteggiando un posto conteso dalla già citata Gerwig, nonché Kathryn Bigelow con l'amato Detroit, Sofia Coppola per L'inganno reduce dalla vittoria a Cannes, e il cavallo della Warner Bros., Patty Jenkins, la cui nomination per Wonder Woman resta comunque improbabile.

Saoirse Ronan e la regista Greta Gerwig sul set di "Lady Bird"

Ma le grandi interpreti femminili protagoniste e certezze di questa stagione, provengono tutte da Venezia. Finora considerate semplici caratteriste, attrici usualmente in ruoli di supporto, dal nome spesse volte dimenticato, hanno dimostrato incredibile audacia. A cominciare da Sally Hawkins, per The Shape of Water, magnifico fantasy romance di Guillermo del Toro, per poi passare da Frances McDormand che raggiunge standard altissimi superando sé stessa nell'iconico ruolo di Fargo che le valse l'Oscar, con Tre manifesti a Ebbing, Missouri, torna non solo per una nomination ma forse anche per la sua seconda vittoria. Presenza rispettosa e doverosa, sarà anche quella di Judi Dench, per il tipico film di Stephen Frears, sorretto dalla sua immensa presenza, Vittoria e Abdul non ambirà di certo ad altre categorie oltre questa e quella dei costumi. E se sembrava il suo anno fino a qualche mese fa per Annette Bening le cose non si mettono bene per l'ennesima volta, Film Stars Don't Die in Liverpool è il tipico film di stampo mediocre adatto a una prima serata Lifetime, detestato dalla critica americana per la sua superficialità, e salvabile solo per la presenza dell'attrice. Destino completamente al rovescio per Emma Stone, su cui in pochi avrebbero puntato per il comedy drama ambientato negli anni '70, La battaglia dei sessi, e che invece non solo supera la sua performance musicale premio Oscar per La La Land, ma si mette in coda alle attrici più amate del circuito dei festival, forse anche lei semplice wild card degli Oscar, ma una certezza ai prossimi Golden Globe, anche per una vittoria consecutiva nella categoria comedy/musical. 
Se i giochi fossero già finiti McDormand, Hawkins, Dench, Ronan e Stone, sarebbero le attrici protagoniste che vedremo trionfare, eppure ancora dei titoli chiave aspettano il loro debutto. A cominciare da Wonder Wheel di Woody Allen (atteso al Festival di New York), che promette di essere per Kate Winslet il suo Blue Jasmine, un'attrice forse da tempo adagiata in performance standard, anche se di Allen non sempre c'è da fidarsi. E poi vi è Meryl Streep, una certezza in fatto di Oscar, immancabile quasi come una legge costituzionale, la collaborazione con Steven Spielberg per The Post, che non passerà da alcun festival arrivando direttamente nelle sale americane in tempo per Natale, genererà la sua 21ª nomination. Una certezza, che confermerà la sua presenza dopo il Festival di Toronto, potrebbe anche essere quella di Dee Rees, già apprezzata al Sundance lo scorso gennaio, con la sua pellicola Mudbound non solo illustra una nuova prospettiva sulla tematica più cara alla comunità afroamericana, ma da giovane regista dimostra la capacità di trattare con efficacia argomenti finora incoronati da registi maschili come Steve McQueen, e in una modalità maggiormente dirty rispetto allo stile di Ava DuVernay.

Nicole Kidman in "The Killing of a Sacred Deer", di Yorgos Lanthimos

In fatto di Oscar, è tuttavia sempre buona cosa non adagiarsi sugli allori, perché il colpo di scena è dietro l'angolo, una caratteristica alla quale siamo ormai quasi stati abituati. E dal circuito dei circoli della critica potrebbero compiere una scalata piazzandosi tra i nomi maggiormente sotto i riflettori, un percorso parallelo che però potrebbe avere più successo per la attrici di supporto piuttosto che per le protagoniste, che già da adesso sgomitano per una nomination con pellicole eccellenti sotto ogni aspetto alle spalle. Cannes potrebbe avere un ruolo chiave in tutto ciò, e se la vincitrice del premio femminile del festival francese, Diane Kruger nel film In the Fade, ha davvero poche chance come attrice protagonista, un piccolo barlume potrebbe esserci per Nicole Kidman in The Killing of a Sacred Deer, pellicola che sarà ben spinta da A24 per un bis nella categoria della sceneggiatura originale per Yorgos Lanthimos dopo The Lobster, ma che potrebbe essere un veicolo anche per l'attrice in un anno che l'ha vista brillare nuovamente, e dove conquisterà diverse nomination per il suo lavoro nel piccolo schermo. Allo stesso modo Daniela Vega per l'acclamato A Fantastic Woman (che potrebbe essere la prima transessuale della storia a ricevere una nomination), Holly Hunter per The Big Sick Brooklynn Prince per The Florida Project. Un discorso applicabile anche alla magnifica regista Lynne Ramsay, il cui You Were Never Really Here ha trionfato a Cannes per la miglior sceneggiatura, ma che similmente al film di Lanthimos, potrebbe non rispettare i canoni dell'Academy, e differentemente dal regista greco manca ancora di una distribuzione americana.
L'ultimo filone al femminile da considerare sul piano attoriale è definibile come quello delle unpopular, nomi di talento che con molta probabilità non rientreranno nel focus della stagione a causa del progetto dal poco appeal, una casa di distribuzione novizia e una carriera non del tutto brillante negli ultimi anni; sono i casi di Glenn Close con il suo The Wife, nonché della sfortunata Jessica Chastain, protagonista del debutto alla regia di Aaron Sorkin, Molly's Game, e l'incognita I, Tonya che segnerà, a seconda dell'accoglienza di Toronto, una svolta artistica per Margot Robbie e per la sottovalutata Allison Janney. In fatto di cinema però ogni congettura può apparire superflua, e in una stagione tanto ricca come questa l'imprevidibilità fa da padrona, non c'è categoria che tenga, per passare da unpopular a wild card, e poi a frontrunner, il passo è breve.