1.9.17

Venezia 74: Le nostre anime di notte - La recensione del film con Jane Fonda e Robert Redford

Di Edoardo Intonti

Quarta collaborazione tra Robert Redford e Jane Fonda, colossi della storia del cinema americano, questa volta insieme per il colosso Netflix, che ci propone un dramedy non particolarmente sconvolgente, ma piuttosto divertente. E' bello ricordali ai tempi di  A piedi nudi nel Parco (1967) o ne Il cavaliere elettrico (1979), giovani belli e richiestissimi dalle major per interpretare gradi ruoli in grandi film. Non è più questo il caso, come giustamente accade nella vita e nel mercato cinematografico.

Robert e Jane sono due veterani della new Hollywood, tra gli ultimi e meglio conservati interpreti di una generazione di ribelli e sperimentatori, lui fondatore del Sundance Film Festival per il cinema indipendente e da anni attivista per l'ambiente, lei pacifista convinta (ancora chiacchierate le sue foto anti-americane con soldati vietnamiti) e da sempre a favore dei diritti LGTB. Questo immenso duo torna quindi ancora una volta a riapparire sullo schermo (digitale) in quella che non è altro che una pellicola convincente ma non particolarmente sconvolgente, sia per performance, trama e regia.
I protagonisti, due vicini di casa entrambi vedovi da anni, che decidono di iniziare a dormire insieme per tenersi compagnia nello loro lunghe notti solitarie. Niente di sessuale, all'inizio, solo il tentativo di non abbandonarsi completamente e prematuramente all'entropia finale.

Nonostante il suo precedente Lunchbox sia più interessante, anche ad un livello visivo, il lavoro di Ritesh Batra, nato a Mumbai, ma di formazione americana, è buono, forse fin troppo standard, ma pienamente comprensibile e in linea con il pubblico sul quale questa pellicola cerca di fare appeal.
A tratti incredibilmente comico nella sua leggerezza e spontaneità, ricorda comunque molte pellicole sulla falsa riga di amore geriatrico (Il matrimonio che vorrei, Elsa & Fred) riuscendo comunque a sfruttare appieno i due protagonisti. Presenti anche Bruce Dern, nel ruolo del vecchio borbottone incatenato al tavolo della caffetteria, Matthias Schoenaerts, fortunatamente sempre più rilegato a ruoli minori, e Phyllis Somerville, la cui morte on-screen, personalemente, non sono più in grado di reggere.

VOTO: 7/10