Roma 2017: Una questione privata – La recensione del nuovo film dei fratelli Taviani

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Di Simone Fabriziani

Nelle Langhe, durante la guerra partigiana, Milton è un giovane studente universitario, ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome. Eroe solitario, durante un’azione militare rivede la villa dove aveva abitato Fulvia, una ragazza che egli aveva amato e che ancora ama. Mentre visita i luoghi del suo amore, rievocandone le vicende, viene a sapere che Fulvia si è innamorata di un suo amico, Giorgio: tormentato dalla gelosia, Milton tenta di rintracciare il rivale, scoprendo che è stato catturato dai fascisti. Dal romanzo capolavoro di Beppe Fenoglio arriva mercoledì 1 Novembre nelle sale italiane Una questione privata, ultimo film scritto e diretto dai fratelli del cinema italiano Paolo e Vittorio Taviani.

Dalle pagine sublimi di uno dei più grandi romanzi italiani del dopoguerra all’adattamento sul grande schermo il passo è veloce; “Una questione privata” dei fratelli Taviani è soltanto l’ennesimo di una serie di trasposizioni cinematografiche e televisive del capolavoro di Fenoglio, eppure la terribile sensazione dell’occasione tutto sommato mancata è decisamente pronunciata. Soprattutto se a pagarne le conseguenze è la sceneggiatura di Paolo e Vittorio.

Le brumose Langhe del Nord Italia sono il contraltare di una nazione ancora sotto l’egida del fascismo, teatro di guerra ideale per le truppe dei partigiani, forza popolare e militare che di lì a poco rovescerà lo stato totalitario di Mussolini; tutto ciò però non interessa al partigiano Milton, in fuga dai fantasmi del passato di un amore sempre covato, mai sbocciato e sempre destinato all’ombra di un impossibile triangolo amoroso. Tra vendetta privata e ricerca di redenzione personale, l’ultimo film di Paolo e Vittorio Taviani rimane però pericolosamente impigliato tra le insidie del materiale letterario originale; non sono sufficienti nemmeno i giovani talenti come Luca Marinelli, Valentina Bellè e Lorenzo Richelmy a sollevare un lungometraggio che ha più cose in comune con la tradizione della fiction italiana da prima serata che con le sottigliezze di Fenoglio. 
Un compitino di adattamento non altezza né del romanzo italiano né della straordinaria carriera cinematografica dei fratelli Taviani.

VOTO: 5/10




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