19.3.18

Da 'Captain Fantastic' a 'I Tenenbaum': I padri anticonvenzionali del grande schermo

Di Giulia Sinceri

Oggi è la festa del papà, e quale modo migliore di celebrare la paternità se non attraverso il cinema? Del resto sul grande schermo abbiamo visto mille sfumature della figura paterna: in quest'occasione ci concentreremo in particolare su personaggi che hanno mostrato il loro istinto paterno in maniera amorevole e allo stesso tempo sui generis.

E dicendo "sui generis" il nostro pensiero vola a un regista che lo è sempre stato, ovvero Wes Anderson: nonostante i suoi personaggi siano tutti un po' stravaganti, in questa sede parleremo solo del protagonista di I Tenenbaum, ovvero lo scapestrato, donnaiolo ma animato da buone intenzioni Royal Tenenbaum, interpretato da un Gene Hackman in formissima. Anni dopo aver sfasciato la propria famiglia a causa delle continue scappatelle, Royal cerca di recuperare il rapporto con i figli, ma non sarà un processo privo di complicazioni; ovviamente ci sarà la redenzione finale del padre che tutti ci aspettiamo in un film del genere, anche se trattandosi di Wes Anderson avverrà in maniera poco ortodossa. Come poco ortodossa è l'educazione che ricevono i figli di Viggo Mortensen in Captain Fantastic: qui l'attore interpreta un capofamiglia refrattario a ogni forma di civiltà tanto da vivere in mezzo ai boschi coi figli, a cui ha infuso un sapere di certo poco scolastico ma comunque profondo e vasto. Nonostante il protagonista sia convinto della bontà del modo in cui vive, alla fine dovrà ricredersi, mantenendo comunque parte del suo spirito indomito.

Bruce Dern e Will Forte in una scena di "Nebraska".

Un altro padre convinto dei benefici di un'educazione insolita è Nicolas Cage in Kick-Ass: non è molto comune insegnare alla propria figlia come essere una perfetta supereroina pronta ad ammazzare spacciatori e criminali, giusto? E in effetti Cage nel film ne paga lo scotto, ma certo nessuno può affermare che non ami la sua Mindy/Hit-Girl. Ritroviamo una situazione simile anche in Era mio padre, dove Tom Hanks interpreta il sicario della mafia Mike Sullivan. Ma si sa, dei mafiosi non ti puoi fidar, e infatti dopo che il figlio di Mike ha assistito per sbaglio a un omicidio del padre i due sono costretti a darsi alla macchia; durante la fuga Hanks insegnerà al figlio tante cose che sì, un bambino non dovrebbe sapere, ma è anche vero che gli dimostrerà un affetto costante e smisurato. A proposito di viaggi on the road padre-figlio, uno dei più belli degli ultimi anni è stato raccontato dal regista Alexander Payne in Nebraska, dove David accompagna il padre alcolizzato e rintronato a ritirare una fantomatica vincita in denaro. La vittoria si rivelerà infatti fasulla, ma i due almeno avranno recuperato il loro rapporto un tempo burrascoso. 

Certo a Payne piace molto la tematica dei padri anticonvenzionali ma in gamba, dato che ne parla anche in Paradiso amaro: qui George Clooney si ritrova a dover badare alle figlie, che trascurava da tempo, dopo l'entrata in coma della moglie. Anche qui ci sono incomprensioni e riappacificazioni condite dallo stile sardonico del regista, che forse per la vicenda descritta si è ispirato a quella di Kramer contro Kramer, ovvero uno dei film più famosi incentrati sul tema "padre assente che però in fondo risulta premuroso e affidabile". Un po' come il papà di Mason in Boyhood, che nonostante non sia una figura fissa nella vita del figlio, gli fornisce indubbiamente affetto e lezioni di vita, ovvero quello che tutti i padri dovrebbero fare quando non sono impegnati a salvare la propria figlia da una banda criminale, come fa Liam Neeson in Io vi troverò.