Il mistero di Donald C. – La recensione del film con Colin Firth e Rachel Weisz

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Di Simone Fabriziani

Nel 1968 Donald Crowhurst, commerciante e velista dilettante, decide di partecipare alla Golden Globe Race. Attirato dalla somma in denaro in palio che salverebbe la sua attività sull’orlo della bancarotta, fronteggerà sin da subito grosse difficoltà che lo porteranno a vivere la più grande tragedia umana che la storia della regata in solitaria ricordi. Un sorprendente e scioccante racconto di cronaca di vita vissuta è il nuovo pane per di denti del regista britannico James Marsh dopo il successo e i premi ricevuti per i suoi precedenti Man on Wire e La teoria del tutto.

Da sempre dunque legato idealmente ai grandi racconti di gesta di uomini fuori dal comune, Marsh si accosta alla messa in scena di un clamoroso fallimento parallelamente e allo stesso tempo diametralmente opponendosi alla glorificazione messa in atto precedentemente nel 2014 con il film biografico dedicato a Stephen Hawking; il velista dilettante Donald Crowhurst (un misurato ed efficace Colin Firth) è il trionfo delle ambizioni dell’uomo medio, dilaniato dal crocevia tra salvaguardia della propria dignità e della sacrosanta provvigione economica della propria famiglia, e disillusione di una realtà che diventa sempre più stretta; fu difatti lo stesso Crowhurst ad affermare prima di partire per sei lunghi mesi “Ho deciso di andare in mare perché se fossi rimasto, non avrei avuto più pace“.

Il mistero di Donald C. è anche e sopratutto il racconto per immagini di una tragedia umana e famigliare rappresentata dal fulcro bipolare della narrazione di Marsh; se il rise and fall appartiene tutto a Donald Crowhurst, ampio spazio lo occupa anche l’attesa illusa e consolatoria della moglie Clare (il premio Oscar Rachel Weisz), ideale Penelope in pasto alla stampa inglese famelica di dettagli sul ritratto intimo del marito in mare in un parallelismo distorto dell’avventura di Odisseo di tradizione omerica. 
Peccato che la trattazione convenzionalistica della vicenda di Crowhurst (e per maggiori dettagli su come si è conclusa la sua sfida per mare vi rimandiamo a scoprirlo direttamente sul grande schermo) non riesca ad equilibrarsi con i dettagli di cronaca più sconvolgenti e sorprendenti, vero e forse unico gancio dell’attenzione di un film biografico che ben poco eleva il proprio materiale d’origine a servizio di un compitino ben svolto ma senza alcuna presa di posizione che sia di stimolo alla discussione dell’audience di riferimento.

VOTO: 6/10

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