5.4.18

Io sono tempesta - Il resoconto della conferenza stampa del film con Marco Giallini e Elio Germano

Di Simone Fabriziani

Abbiamo visto questa mattina in anteprima stampa la commedia agrodolce Io sono tempesta, il nuovo film diretto da Daniele Luchetti  e con due protagonisti d'eccezione: Marco Giallini e Elio Germano. Durante la conferenza stampa il regista, gli sceneggiatori Giulia Calenda e Sandro Petraglia e buona parte del cast abbiamo raccolto alcune delle domande salienti poste alla crew del film in arrivo nelle sale giovedì 12 aprile.
La vena di opera buffa dei film di Daniele Luchetti lo fa sembrare un film di Mario Monicelli scritto da  Cesare Zavattini; un tono irreale, poetico, da parabola ma allo stesso tempo intriso di cinismo ed amarezza. Io sono tempesta è una delle poche commedie italiane degli ultimi anni in cui non c’è la borghesia come protagonista assoluta o come centro focale: qui o si è troppo ricchi o si è troppo poveri. Da quale fatto di cronaca arriva l'ispirazione per il film?

Luchetti: L'ispirazione maggiore deriva dal fatto di cronaca di anni fa dell'esperienza nei centri sociali di Silvio Berlusconi a Milano; la nostra è una presa di posizione su un personaggio sgradevole come Numa Tempesta (Marco Giallini e allargarlo non come cattivo ma che in un certo modo concentrasse i vizi del capitalista italiano con l'elemento fondamentale della simpatia; la canaglia è spesso e soprattutto simpatica. Fare una commedia raccontando un problema sociale con un tono differente non è facile; non ha uno sguardo borghese ma paritario tra i vari personaggi; infatti qui anche i buoni diventano dei figli di puttana. Questo è un film social-ista, senza ismi; i social ai tempi d’oggi mettono sullo stesso piano ricchi e poveri se ci pensate.

Ci si contagia in negativo nel film; perché questa prospettiva in cui non c’è miglioramento nei personaggi di Io sono tempesta? E qual'è il lascito artistico del personaggio di Numa Tempesta nei confronti del grande Alberto Sordi?

Luchetti: Il tono del lieto fino con un bacio è apparentemente consolatorio, ma alla fine del film i protagonisti "poveri" hanno un lavoro all'interno di una bisca che rovinerà a sua volta altre persone; Numa è alla fine in una cella a fare i conti con il padre, tutti in situazioni a spese di qualcun altro. Non c’è morale se non che non c’è più una morale, la narrazione non giudica i personaggi dall'alto in basso.

Giallini: Il personaggio è stato costruito piano piano come un sarto che te lo cuce addosso. Luchetti ha creato un personaggio complesso che è uno dei più belli che ho fatto. A Sordi non ci ho pensato pur essendo figlio di ciò che ho visto in passato al cinema e in tv.


Come ci sei arrivato [Daniele Luchetti] a questo film? E come si è ritrovato Elio [Germano] a tornare a lavorare con te? E si parla di famiglia anche qui?

Luchetti: L’idea è arrivata come dicevo con la notizia di Berlusconi ai servizi sociali. Ha lo schema dell’opera buffa con il protagonista che non si pente mai, proprio come il Don Giovanni di Mozart. Un film che poi è diventato un vero e proprio divertimento. Con Elio era con La nostra vita che non lavoravamo insieme.

Germano: ci siamo ritrovati bene con Daniele; c’è stato un ribaltamento, qui eravamo larghi, non ci s è adagiatii a ciò che si è fatti assieme. Si lavora senza bisogni di dirsi le cose dopo un po di tempo di collaborazione e stima reciproca.

Ci sono stati dei personaggi reali a cui vi siete ispirati? E come è andata con gli attori non professionisti sul set?

Giallini: non penso molto al reale, in un personaggio di fantasia mi sono affidato alle parole di Daniele.

Luchetti: I tanti attori non professionisti costringevano gli attori professionisti a essere non professionisti; l’improvvisazione ha permesso di costruire energia e vitalità ed è stata da stimolo sul set per la creazione di una vera e propria famiglia acquisita.

E per  quanto riguarda il linguaggio utilizzato dai vari personaggi?

Il linguaggio è stato rimasticato dagli attori protagonisti e non che hanno fatto loro le parole della sceneggiatura di Petraglia e Calenda; la musica di Carlo Crivelli ha inoltre elevato le interpretazioni degli attori e la sceneggiatura ben oltre la pagina stampata.