Nasce il 7 luglio 1901 a Sora, nel cuore della Ciociaria laziale, l'attore e regista italiano Vittorio De Sica, tra i capisaldi più imponenti della produzione cinematografica nostrana; vincitore di 4 premi Oscar al miglior film straniero e candidato personalmente una sola volta in veste di attore cinematografico, De Sica ha solcato il cinema italiano riscrivendone il linguaggio all'interno della corrente rivoluzionaria del Neorealismo.
In occasione dell'anniversario della nascita dell'immortale talento, celebriamo Vittorio De Sica dietro la macchina da presa con una scelta selezionata di tre lungometraggi che la Redazione ritiene quintessenziali per la comprensione e l'apprezzamento in toto della sterminata e blasonata carriera cinematografica dell'attore/regista italiano.
Ladri di biciclette (1948)
Premio Oscar la miglior film straniero l'anno seguente negli Usa, Ladri di biciclette è ancora oggi preso in analisi come il titolo cinematografico emblema degli stilemi e del linguaggio rivoluzionario del Neorealismo. L'odissea alla ricerca della bicicletta perduta per un padre della classe operaia emergente e il suo figlioletto si trasforma in crudo e affresco di una Italia del dopoguerra al lastrico ma piena di sogni infranti. Imprescindibile.
Umberto D. (1952)
La povertà assoluta della classe medio-bassa dell'Italia del dopoguerra si mostra nuovamente nello straziante ritratto di Umberto Domenico Ferrari (Carlo Battisti), inedito Chaplin con cane a mo di compagno sull'orlo della bancarotta assoluta. Un nuovo, commovente racconto di sogni infranti e di realismo magico che ottiene una candidatura all'Oscar per la sceneggiatura originale di Cesare Zavattini. Titolo immancabile nel panorama della seconda ondata di pellicole di stampo neorealista all'indomani del'inizio degli anni '50.
Ieri, oggi e domani (1963)
Napoli, Milano, Roma. Tre storie, tre coppie magnificamente interpretate da due istrionici Sofia Loren e Marcello Mastroianni. Tre città italiane che fanno da sfondo a tre diversi modi di raccontare (tutti spiccatamente ironici) l'Italia del boom economico degli anni '60 e il drastico cambio di costumi e abitudini delle classi sociali della Penisola. Un inno all'Italia in ripresa e che, da lì a qualche anno, sarebbe cambiata per sempre. Premio Oscar come miglior film straniero nel 1964.