Con la sua sketch comedy, Amy Schumer è diventata la portavoce non solo di una comicità diretta, senza esclusione di colpi, surreale e spietata ma anche di una precisa condizione femminile nell’America di oggi. Pur dimostrandosi ancora capace di combattere il sessismo con principalmente l’uso dell’autoironia, l’attrice arriva però a mostrare stavolta i suoi limiti a causa di un lavoro di scrittura scialbo, soprattutto perché condito da un umorismo il più delle volte troppo diverso da quello a cui ci aveva abituati.
Da sempre introversa e insicura del proprio aspetto fisico, Renée Bennett (Schumer) si risveglia dopo una caduta convinta di essere sexy, spiritosa e irresistibile. Trasformata la percezione che aveva di se stessa, deciderà di iniziare a cambiare anche la sua vita, sentimentale e lavorativa, intraprendendo con simpatia un percorso dove in fondo ciò che conta davvero è al di là della superficie.
Abby Kohn e Marc Silverstein, sceneggiatori conosciuti per le loro standardizzate commedie romantiche (Mai stata baciata, La verità è che non gli piaci abbastanza, Appuntamento con l’amore), con Come ti divento bella, prima opera del duo dietro la macchina da presa, ripetono i medesimi schemi del genere: quante altre volte ci toccherà vedere la Grande Mela come città nella quale si svolge la storia? O un’outsider in mondo affine alla moda (in questo caso, della cosmetica) rappresentato da arredamento minimale e forti luci stile studio di Barbara D’Urso? Il livello tecnico del cinema post-femminista è certamente in declino ma quel che più manca sono nuove idee.
Eppure la soluzione per fare qualcosa di tendenzialmente diverso era a portata di mano: a differenza di Trainwreck, (dove la Schumer fece il suo debutto da protagonista e sceneggiatrice di lungometraggi), qui l’attrice protagonista non contribuisce in alcun modo alla scrittura e questo è l’aspetto che più infastidisce, soprattutto se si è un fan; certo, nei momenti autoironici si può parzialmente riconoscere una sua impronta, ma viene spazzata via dal resto.
La critica contro un mondo che vive di apparenze e demoralizza chi parte svantaggiato secondo gli standard estetici, è affrontata poco di petto e scade nell’eccessivo buonismo.
Eccetto quindi una consolazione spicciola per chi si vede non abbastanza, una Michelle Williams capace di recitare con una fastidiosamente adorabile vocina e poche risate, Come ti divento bella resta una delusione per quel che concerne il tema e la sua protagonista che purtroppo non è ai livelli di Bridget Jones, non è a quelli di Andrea Sachs e, soprattutto, non è ai livelli di Amy Schumer.
VOTO: 5/10