Lucky, novantenne ateo, ha sempre vissuto seguendo le sue regole e infischiandosene del giudizio di coloro che vivono nella sua città ai margini del deserto. Sull'orlo del precipizio della vita, è spinto verso un percorso di auto-esplorazione che conduce verso ciò che spesso è ritenuto irraggiungibile: l'illuminazione. Prima esperienza dietro la macchina da presa per l'attore John Carroll Lynch, i delicato Lucky arriva dopo un anno di ritardo nelle sale italiane a partire dal 29 agosto grazie alla distribuzione indipendente di Wanted.
Contornato da un cast di supporto di caratteristi americani su cui spicca un inedito David Lynch in un breve ma efficace ruolo, Lucky è il testamento della lunga vita spericolata e anticonformista del veterano della recitazione statunitense Harry Dean Stanton, venuto a mancare di lì a pochi mesi dall'uscita nelle sale Usa lo scorso anno alla veneranda età di novantuno anni. Ed è proprio di vecchiaia e di riflessioni sul tempo che passa su cui si impernia la disamina operata da Carroll Lynch e dalla sceneggiatura a quattro mani di Logan Sparks e Drago Sumonja.
Accarezzato dalla calda brezza del vento del profondo Sud degli Stati Uniti, zona di confine di culture e punti di vista differenti, il Lucky di Carroll Lynch si attesta con brillantezza e semplice efficacia come profonda riflessione sulla vecchitudine e sulla consapevolezza subitanea del valore del tempo concessoci alla fine del nostro cammino.
Curioso è dunque ripensare e (ri)analizzare il film dello scorso anno come fatalista testamento di un coriaceo interprete americano arrivato alla sua tard(issim)a età con ancora il cipiglio e di un anticonformista ed eterno old man river della settima arte degli Usa. Quello del burbero e misterioso "Lucky" è, paradossalmente, il suo ruolo migliore, memore erede ideale di una tradizione recitativa che affonda le sue radici nelle collaborazioni con David Lynch e nel capolavoro Paris, Texas di Wim Wenders. Anticonformista e animo silenziosamente rivoluzionario, Harry Dean Stanton abbraccia il tramonti della sua carriera omaggiando le sue migliori virtù grazie alla sensibile e commovente visione della vecchiezza firmata da un John Carroll Lynch sorprendentemente a suo agio dietro la macchina da presa.
VOTO: 8/10