Classe 1965, Sam Mendes è nel panorama della Hollywood
moderna quello che potremmo definire un’artista a tutto tondo. La sua carriera di
regista affonda difatti le radici nel teatro (quello shakespeariano con la “T”
maiuscola) e, per ironia della sorte, è proprio quest’ultimo a regalargli il
biglietto d’ingresso nel mondo del cinema, dove il suo nome ed il suo talento
non fanno fatica ad imporsi.
È vero, bisogna ammettere che, anche conteggiando insieme i prodotti per la televisione (King Lear per la serie National Theatre Live) e le pellicole cinematografiche, il regista britannico non ha un saldo molto elevato. Tuttavia, sia nel ruolo di produttore che nei suoi lavori dietro la macchina da presa, Mendes mostra un gusto raffinato, se pur non così elitario da escluderlo dal favore del pubblico. La carriera di Mendes è in continua evoluzione, infatti ci regalerà prossimamente altri tre titoli, tra cui il dramma storico 1917. Per celebrarlo oggi, 1 agosto, nel giorno del suo compleanno, vogliamo ripercorrere i 7 incredibili film che compongono i suoi successi da regista, fino ad oggi.
Il film d’esordio di Sam Mendes è certamente utile per
rendere la cifra stilistica e narrativa e del regista. È anche un ottimo
indizio per capire la direzione in cui la sua carriera progredirà con i
successivi titoli; d’altra parte, non è da tutti essere accolti nel mondo del
cinema con un premio Oscar. Molte parole sono state già spese sulla
sceneggiatura di Alan Ball, che racconta in modo per certi versi enigmatico e
poetico la storia del quarantaduenne depresso, Lester Burnham (Kevin Spacey) e
della sua famiglia. Occorre però sottolineare la delicatezza con la quale le
immagini si legano alla profondità dei dialoghi, costituendone un controcanto
mai scontato. Mendes in questo film mostra la capacità di trattare le brutture
della vita con la delicatezza di un sogno.
Con Era mio padre Mendes si avventura su un terreno nuovo
quello del gangster movie; lo fa però con una cifra tutta sua che, seppur
mantenendosi nei canoni del genere, conferisce un tono meno retorico e molto
più drammatico. Al centro della vicenda vi è il rapporto tra il gangster
Michael Sullivan (Tom Hanks) e di suo figlio, con la domanda imperante “Cosa
succederebbe se vedessi mio padre compiere cose orribili?”.
I movimenti di macchina composti e invisibili tipici del
cinema hollywoodiano, come i cliché del padre amorevole e del mito della
famiglia felice, vengono contrapposti a quell'armonia che scena dopo scena pare
rompersi (Il titolo originale "Road to Perdition" a questo proposito è molto più indicativo);questi dettagli accarezzano con armonioso voyerismo quelli più scabrosi,
soprattutto in presenza del fotografo di omicidi Maguire, tuttavia il film non
smarrisce mai la sua innata eleganza narrativa.
Jarhead (2005)
Jarhead segna il confronto di Sam Mendes con un altro genere cult del cinema americano, il war movie. Il campo di battaglia scelto dal regista britannico è quello della prima guerra del golfo, per la quale il giovane Anthony Swofford si arruola volontario nel corpo dei marines, acquisendo lo status di Jarhead. Il film conserva la usuale delicatezza registica di Mendes, che si sposa però ai toni lividi e cupi della fotografia di Roger Deakins che, in alcune scene, paiono un omaggio a classici del Vietnam movie, come Apocalypse Now di Francis Ford Coppola e Full Metal Jacket di Stanley Kubrick. Le sequenze dell'addestramento sono, d'altra parte, un richiamo evidente al cult kubrickiano. Mendes riesce però ad utilizzare le numerose suggestioni (ricavate in parte anche dai suoi contemporanei), per descrivere un mondo duro, che non scade però nel piacere della crudezza o nella retorica del dolore.
Revolutionary Road (2008)
Film che è valso a Kate Winslet il Golden Globe, Revolutionary Road è un lucido ritratto della vita familiare e personale di una coppia, Frank e Alice Wheeler, divisi tra le proprie aspirazioni e le incombenze quotidiane. Ciò che distingue questa pellicola nella filmografia di Mendes è la ricercatezza delle inquadrature: ognuna di esse riesce infatti a rivelare un particolare della vita della coppia. Dai piani e i movimenti leggeri dell'inizio, il climax angoscioso sale, sino a caricare le ultime scene in un modo emotivamente insopportabile per lo spettatore. Quello che pare emergere dal film è difatti un dolore vuoto e reale.
American Life (2009)
American Life (Away we go) potrebbe essere il rovescio della medaglia di Revolutionary Road, nella descrizione delle dinamiche di una coppia innamorata, che deve lottare contro il precariato e le questioni della vita quotidiana, per costruirsi una famiglia. Seppur anche in questo film la consueta delicatezza di Mendes, accarezzi un certo pessimismo, la vicenda restituisce in pieno i toni leggeri e romantici del romanzo di Dave Eggers. In un certo senso, la melancolia poetica di questo film potrebbe farci tornare con la mente ad alcuni momenti di American Beauty. Commedia spensierata, eppure estremamente riflessiva, American Life riprende dunque i toni del più inedito Mendes.
Skyfall (2012) e Spectre (2015)
Il tratto distintivo della regia Sam Mendes fino ad oggi è stato senza dubbio la capacità nell'inserirsi in un genere e rubarne i segreti per dire qualcosa di nuovo. Ebbene, si può dire che il regista britannico abbia fatto lo stesso con l'iconico agente 007, James Bond. Il tono che Mendes conferisce alla vicenda è sicuramente più cupo e introspettivo, anche se non manca l'epicità che ha contraddistinto la longeva saga.
Sia in Skyfall che in Spectre, il regista dimostra un'efficace continuità con il lavoro dei suoi predecessori: ossia pur navigando nello stereotipo dell'affascinante spia, aggiunge di scena in scena quei tasselli utili a completare il quadro del personaggio e ad esularlo. Questo è dopotutto il segreto che ha permesso di attualizzare di anno in anno il personaggio, pur permettendogli di rimanere essenzialmente lo stesso.