Venezia 75: Roma – La recensione del film di Alfonso Cuarón

Di Massimo Vozza

A cinque anni da Gravity, Alfonso Cuarón ritorna con un nuovo film e lo presenta ancora una volta al Lido; il ritorno più grande però lo ha fatto tornando a girare in patria, in Messico, dopo ben diciassette anni, con una storia personale, così personale che le scene alle quali ci fa assistere sono estratte direttamente dai suoi ricordi.

Roma è sì la storia di Cleo, domestica di Città del Messico, e della famiglia per la quale lavora, ma è soprattutto la storia di un luogo, il quartiere che dà il nome al film, e dell’epoca nel quale è immerso, ossia gli anni Settanta.
Le caratteristiche estetiche del film emergono sin dalla prima scena: tempi dilatati, long takes se non veri e propri piani sequenza, panoramiche lente, e un magnifico bianco e nero che accentua magnificamente la profondità di campo di interni ed esterni. E i suoni: la radio, l’aereo, la banda che suona, le onde del mare, i colpi di pistola: ognuno di questi ti avvolge e ti fa entrare nel ricordo.
La regia coordina tutti gli elementi magnificamente, regalandoci un apparentemente piccolo capolavoro che guarda al passato ma si rivolge al futuro. Pur essendo un prodotto targato Netflix, il film è tutt’altro che un prodotto commerciale: è cinema puro. Nonostante la sceneggiatura sia minimale, l’emotività  della vicenda cresce con il passare del tempo, assistendo ai tanti piccoli momenti della vita di Cleo e della realtà che la circonda, fino a commuovere poiché l’umanità  che ne deriva è così potente da surclassare una qualunque altra storia più complessa che il cineasta avrebbe potuto scegliere.
Cuarón vuole farci viaggiare ancora, ma non in una realtà distopica o negli abissi dello spazio, ma nei suoi luoghi, indagati con un sapore quasi neorealista e, nonostante delle critiche tutt’altro che velate, tanto amore. Amore per la sua casa e per il cinema. Prendendo singolarmente i suoi momenti, l’opera appare come un album di cartoline di un altro luogo e un altro tempo che nel loro complesso però riescono a raccontare molto di più di quel che potrebbe sembrare: tutto sta saper guardare e lasciarsi guidare ancora una volta da questo  grande regista.

VOTO: 8.5/10


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