28.9.18

Da 'Mulholland Drive' a 'Twin Peaks': Le più grandi interpretazioni di Naomi Watts

Di Giuseppe Fadda

Compie oggi 50 anni Naomi Watts, attrice britannica naturalizzata australiana che nel corso della sua carriera trentennale ha lavorato con autori del calibro di David Lynch, Alejandro González Iñárritu e David Cronenberg. Una performer versatile ed espressiva, la Watts non ha avuto immediatamente il successo che meritava: negli anni '90 è stata spesso relegata a ruoli marginali in film di scarso successo, tanto che nel 2001 l’attrice era pronta a lasciare Hollywood per tornare in Australia.

Ma nello stesso anno uscì il film che lanciò definitivamente la sua carriera: Mulholland Drive, capolavoro di David Lynch per cui l’attrice ottenne numerosi riconoscimenti tra cui il National Society of Film Critics Award. Da quel momento, la carriera della Watts fu solo in salita: nel 2002 uscì The Ring, remake dell’omonimo horror giapponese, che portò all’attrice un enorme successo di pubblico; nel 2003 fu lodata da parte della critica internazionale per la sua interpretazione in 21 grammi di Iñárritu, per cui venne candidata all’Oscar; negli anni seguenti, si è cimentata in film di genere differente quali commedie (I ♥ Huckabees – Le strane coincidenze della vita), drammi in costume (Il velo dipinto), drammi indipendenti (I giochi dei grandi, Mother and Child), film fantascientifici (King Kong) e thriller (La promessa dell’assassino, Fair Game – Caccia alla spia). Nel 2013 ha ricevuto la sua seconda candidatura all’Oscar per The Impossible (2012), ispirato a una storia vera di una famiglia colpita dallo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano.

Malgrado alcuni passi falsi (film come Diana – La storia segreta di Lady D, Comic Movie e Il libro di Henry sono stati pesantemente stroncati dalla critica internazionale), la Watts resta una delle attrici migliori sulla scena, un’interprete capace del più autentico naturalismo ma anche in grado di adattarsi agli stili peculiari dei registi più eclettici. Tra i suoi progetti più recenti, si ricordano soprattutto Birdman (2014), diretto sempre da Iñárritu, e Twin Peaks (2017), terza stagione dell’amatissima serie ideata da David Lynch.

In onore del suo compleanno, ricordiamo alcune delle sue interpretazioni più memorabili.

Naomi Watts in "Mulholland Drive".

Mulholland Drive (2001), di David Lynch
Sicuramente un film impegnativo e per poterlo apprezzare è necessario abbandonare ogni pretesa di chiarezza e linearità: Lynch ci spinge a porci numerose domande a cui poi non dà nessuna risposta, gioca con la percezione dello spettatore e alla fine lo lascia con i suoi dubbi e le sue ipotesi. Se si è disposti ad accettare questa premessa e ad abbandonarsi completamente alla visione del regista, Mulholland Drive è un capolavoro inarrivabile, un’esperienza unica, atmosferica, visivamente travolgente e psicologicamente ricca. Uno degli aspetti più mirabili del film è l’interpretazione della Watts, la quale interpreta Betty, un’aspirante attrice che ancora aspetta il suo grande esordio a Hollywood. L’attrice incarna alla perfezione il carattere ingenuo e solare del personaggio, senza mai farla diventare né stucchevole né caricaturale: in momenti chiave, la Watts svela lati nascosti della personalità di Betty, come l’inaspettata e provocante sensualità che dimostra in un suo provino, che la rendono un personaggio di singolare ambiguità. Nell’ultima parte del film, la Watts interpreta invece il personaggio di Diane Selwyn, un’attrice in declino abbandonata dalla sua amante. In questo ruolo, la Watts riesce a essere grottesca, devastante e imprevedibile, indagando a fondo nel malessere di questa figura tragica. Betty e Diane sono entrambi reali? Sono due facce della stessa medaglia? È Betty la versione idealizzata che Diane ha di sé stessa? Lynch non ce lo dice, e la meravigliosa interpretazione della Watts riesce a catturare questa intenzionale ambivalenza prestandosi a infinite chiavi di lettura.

21 grammi (2003), di Alejandro González Iñárritu
Il secondo film di Alejandro González Iñárritu narra la storia di un ex-detenuto divenuto un credente integralista, un matematico malato di cuore e un’ex-cocainomane e dell’incidente che lega le loro vite per sempre. Il film, strutturato secondo una narrazione non lineare, fruttò alla Watts la sua prima nomination agli Oscar, e meritatamente. Nel ruolo di Cristina, una donna fragile che piomba nuovamente nel baratro della droga e dell’alcol in seguito alla morte del marito e dei figli, la Watts regala una performance veritiera, brutale e viscerale. L’attrice ritrae il doloroso percorso della protagonista senza scadere nell’autocompiacimento o nel patetismo, senza edulcorare la tragedia ma riuscendo a trovare anche un barlume di speranza nelle scene finali. È una grande interpretazione perché è vera.

King Kong (2005), di Peter Jackson
Secondo remake dell’omonimo film del 1933, il film di Peter Jackson è sicuramente più riuscito della versione del 1976. Il miglioramento più notevole si riscontra nel personaggio di Ann Darrow, che nei film precedenti incarnava lo stereotipo della damigella in pericolo. Questo film invece offre al personaggio un background credibile e una caratterizzazione più dettagliata, evidenziata dalla splendida interpretazione della Watts. L’attrice rende Ann un personaggio toccante e avvincente, trasmettendo l’amarezza di una donna che ha visto i suoi sogni di attrice andare in fumo e che deve lottare per sopravvivere. Le scene tra Ann e la creatura del titolo sono tra le più interessanti del film soprattutto grazie alla Watts che rivela i sentimenti contrastanti della donna, divisa tra la paura e un genuino sentimento di tenerezza e di compassione per questo mostro incompreso. E’ una performance di grande empatia e umanità che eleva l’intero film.

Tom Holland e Naomi Watts in "The Impossible".

The Impossible (2012), di J.A. Bayona
Un film avvincente sulla storia di una famiglia che cerca di riunirsi mentre affronta le tragiche conseguenze dello tsunami che nel 2004 si abbatté sulla costa thailandese. La Watts interpreta Maria, la madre della famiglia: per molti aspetti si tratta di un ruolo limitato e passivo, dal momento che per gran parte del film Maria è trattenuta in ospedale a casa delle sue pessime condizioni fisiche mentre il resto della famiglia cerca di ritrovarsi. Se Maria riesce ad essere un personaggio coinvolgente è grazie al magnifico lavoro della Watts, che non solo ritrae in maniera sorprendentemente credibile il deterioramento fisico della donna, ma riesce anche a creare un commovente ritratto psicologico di una madre che si aggrappa alla vita con tutte le sue forze nella speranza di poter riabbracciare la sua famiglia. A partire dalle scene iniziali fino al suo pianto liberatorio che chiude il film, la Watts ci tiene incollati allo schermo e ci rende partecipi di ogni singolo momento del devastante viaggio di Maria.

Birdman (2014), di Alejandro González Iñárritu
Splendido film corale girato come un unico piano sequenza, trae la sua forza non solo dalla brillante sceneggiatura e dall’eccezionale fotografia di Emmanuel Lubezki, ma anche dalle ottime interpretazioni del suo cast. Naomi Watts ricopre il ruolo di Lesley, un’attrice di Broadway nevrotica e insicura: non è uno dei personaggi centrali del film e, anzi, perde progressivamente di importanza man mano che ci si avvicina al finale. Tuttavia, la Watts regala un’interpretazione al contempo toccante e divertente, che non ruba la scena ma riesce comunque a lasciare il segno in maniera quasi impercettibile. È l’esempio lampante del talento della Watts e della sua generosità come interprete: non cerca mai di dominare la scena perché è consapevole del fatto che il suo ruolo non lo richiede. Eppure, nei margini in cui il suo ruolo è confinato, riesce ad arricchire il film con il suo vivido ritratto e a delineare un personaggio completo pur non essendo l’oggetto di attenzione della storia.

Naomi Watts e Kyle MacLachlan in "Twin Peaks".

Twin Peaks (2017), di David Lynch
La terza stagione di Twin Peaks non è fatta per accontentare i fan delle prime due stagioni, anzi: è volutamente ermetica e complicata e, come tutte i più grandi lavori di Lynch, fornisce più domande che risposte. Proprio come nel caso di Mulholland Drive, bisogna accettare le premesse dello stile peculiare di Lynch e una volta fatto ciò è impossibile non apprezzarla. La terza stagione di Twin Peaks è un’opera meravigliosamente complessa, costantemente a cavallo tra realtà e sogno, capace di essere umoristica in una scena e devastante in quella seguente, ricca di personaggi straordinari e di immagini visivamente stupefacenti. Naomi Watts interpreta di Janey-E, la moglie di Dougie Jones (uno dei doppelgänger del protagonista, l’Agente Cooper). Tanto svampita quanto tenace e leale, Janey-E è uno dei personaggi più memorabili della serie e la Watts offre un ritratto esilarante che funziona in perfetta armonia con il Dougie di Kyle MacLachlan. È un ruolo prevalentemente comico e la Watts, con il suo perfetto tempismo comico, non potrebbe essere più divertente, ma al tempo stesso non la riduce mai ad una macchietta: ci fa affezionare lentamente al personaggio, e noi non ce ne accorgiamo fino a quando non arriva il momento di dirle addio. La scena finale tra la Watts e MacLachlan, inaspettatamente straziante, è infatti uno dei momenti più belli dell’intera serie grazie alla tenerezza e alla dolcezza dei due attori. Sono proprio questi momenti di umanità che rendono Twin Peaks il capolavoro che è.