22.1.19

L'uomo dal cuore di ferro - La recensione del biopic con Jason Clarke e Rosamund Pike

Di Anna Martignoni

Dopo essere stato espulso dalla Marina tedesca per cattiva condotta Reinhard Heydrich trova riscatto tra i ranghi del Terzo Reich. Grazie alla moglie Lina che lo presenta a Heinrich Himmler, Heydrich viene nominato in poco tempo Protettore di Boemia e Moravia, dove è chiamato ad occuparsi della “Soluzione finale”. Contemporaneamente a Londra i soldati Jan Kubis e Jozef Gabcik si addestrano per la cosiddetta Operazione Anthropoid, che ha come obiettivo proprio l’uccisione di Heydrich.
Dal regista di French Connection Cèdric Jimenez arriva L’uomo dal cuore di ferro; il film trae la sua ispirazione dal romanzo di Laurent Binet “HHhH”, acronimo del tedesco “Himmlers Hirn heiβt Heydrich”, letteralmente “Il cervello di Himmler si chiama Heydrich”. E il regista Jimenez fa del titolo del libro il motto di tutta la sua pellicola. Il protagonista (Jason Clarke) subisce infatti un’inequivocabile trasformazione da uomo qualsiasi vittima delle sue debolezze -quelle carnali gli costeranno la carriera in Marina- a funzionario senza scrupoli dell’ambizioso progetto di Hitler. Col progredire della narrazione Heydrich diviene a tutti gli effetti un uomo dal cuore di ferro: affascinato dalle prospettive di una folgorante carriera da Reichsprotektor al servizio del Führer, rinuncia alla famiglia senza molti rimorsi e vota la sua esistenza ad una violenza alienante e brutale, tanto da guadagnarsi lo pseudonimo di “Macellaio di Praga”. Nemmeno l’aristocratica e algida moglie Lina (Rosamund Pike), così preziosa nell’ascesa del marito, riuscirà a porre un freno alla sete di potere dell’uomo, divenuto ormai la più potente macchina da guerra del Partito Nazista.
A fare da contraltare ad Heydrich ci sono due giovani soldati cecoslovacchi, pronti a sacrificare le proprie vite in una missione che ha dell’eroico: Jan (Jack O’Connell) e Josef (Jack Reynor) sono uniti da un rapporto quasi fraterno, derivante dalla consapevolezza del pericolo a cui decidono di andare inconto pur di salvare gli ideali della Resistenza. E se per Heydrich la città di Praga diviene il luogo dove poter esprimere tutta la sua ferocia, al contrario Jan e Josef conosceranno l’amore passionale e giovanile di due ragazze che condividono con loro il coraggio e la forza della ribellione. Nel film Jimenez concede sapientemente notevole spazio alle donne, siano esse schierate dalla parte dei buoni o dei cattivi; esse non sono dipinte come semplici personaggi secondari, ma come parte attiva del conflitto in corso.
L’uomo dal cuore di ferro viene diviso da Jimenez –forse un po’ troppo schematicamente- in due capitoli: il primo, più greve, racconta gli anni della disgrazia e la conseguente ascesa di Heydrich, i cui panni vengono vestiti egregiamente da Clarke. La seconda parte abbandona i toni didascalici per abbracciare quelli di un  vero e proprio thriller spionistico: l’intera azione dei due soldati si evolve in funzione dell’attacco ad Heydrich per giungere allo scontro finale nella chiesa, dove il bene e il male si affrontano in un crescendo di pathos e suspense. Nel cast del film troviamo anche Mia Wasikowska e Stephen Graham.
L’uomo dal cuore di ferro uscirà nelle sale italiane il prossimo 24 gennaio tramite una distribuzione Videa.
Voto: 7,5/10