Cocaine – La vera storia di White Boy Rick – La recensione del film con Matthew McConaughey

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Di Simone Fabriziani

Richard Wershe jr. incomincia a lavorare come informatore dell’Fbi all’età di 14 anni. Il lavoro lo obbliga però ad approfondire la sua conoscenza del mondo della droga fino al punto di farlo diventare un narcotrafficante. Conducendo una doppia vita, si vedrà arrestato a 17 anni e condannato a trent’anni di carcere. Da giovedì 7 marzo nelle sale italiane con Sony Pictures Cocaine – La vera storia di White Boy Rick, il nuovo film del regista di origini francesi Yann Demange.

Dopo aver raccontato i tumulti dell’Irlanda del Nord degli anni ’70 con forza e dinamismo narrativo, Demange fa la trasferta statunitense con Cocaine – La vera storia di White Boy Rick, scritto da Logan e Noah Miller e Andy Weiss ed ispirato a fatti realmente accaduti. Nonostante Cocaine non rifugga da stilemi e cliché dei lungometraggi confratelli del passato, la solidità della sceneggiatura e la regia sicura di Demange producono empatia e partecipazione sufficiente nello spettatore da farsi perdonare molte delle ingenuità di ambizione ed intenti.

Lontano dalla presa di posizione legata alla politica americana sul possesso delle armi da fuoco e sul sottobosco del mercato della droga leggera e pesante, Cocaine – La vera storia di White Boy Rick funziona molto più egregiamente quando racconta con focus e fermezza la tragedia di una famiglia allo sbando nella provincia del Michigan a metà degli anni ’80, in piena amministrazione Reagan; coadiuvato da un cast di supporto capitanato dal premio Oscar Matthew McConaughey e con i candidati alla statuetta Bruce Dern, Pier Laurie e Jennifer Jason Leigh, il lungometraggio americano di Yann Demange brilla in onestà e forza narrativa sulle spalle e sul volto del giovane interprete Richie Merritt, al debutto assoluto sul grande schermo qui in un ruolo da protagonista assoluto.
Ispirato ad una storia vera, Cocaine di Yann Demange colpisce al cuore dello spettatore per il racconto efficace del rapporto di poteri e gerarchie tra i membri della sfasciata famiglia Wersche, vicina all’efficacia stessa della tragedia greca della migliore tradizione; meno potente quando racconta con sguardo poco originale il mondo sotterraneo, e le conseguenze del viverne a stretto contatto, dei mercati illegali delle armi e della droga. Tuttavia, un film biografico solidissimo per una storia vera che meritava l’awareness del grande pubblico delle sale cinematografiche.
VOTO: 7/10