Il professore e il pazzo – La recensione del film con Mel Gibson e Sean Penn

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Di Anna Martignoni

1879, Inghilterra: dopo non poche incertezze, gli accademici della Oxford University scelgono il professore James Murray per compiere un’impresa che ha del titanico, ovvero la compilazione di un dizionario che comprenda non solo tutte le parole della lingua inglese, ma anche la loro etimologia e il loro uso in letteratura. Consapevole di non poter procedere da solo, Murray si avvarrà dell’aiuto dei suoi collaboratori, della sua famiglia e dello stesso popolo inglese; il contributo più prezioso verrà però fornito da William Chester Minor, un ex chirurgo dell’esercito americano ora rinchiuso nel manicomio criminale di Broadmoor vittima di una sindrome paranoide.

Il regista P.B.Shemran (pseudonimo dello sceneggiatore e produttore iraniano Farhad Safinia) adatta per il grande schermo le pagine del romanzo “Il professore e il pazzo” di Simon Winchester. Con una notevole propensione ai toni melodrammatici, il film narra la vera storia del brillante docente di Oxford James Murray (Mel Gibson) il quale, dopo aver stupito i suoi scettici colleghi accademici circa la sua idoneità all’impresa, viene incaricato di redigere l’Oxford English Dictionary. Il progetto è davvero ambizioso, poiché nei quattro volumi previsti dovranno essere inserite tutte le parole esistenti della lingua inglese con relativi usi, etimologie e citazioni letterarie. Murray è ben consapevole di non poter contare solo sue forze per poter compiere l’impresa e sa che anche il più piccolo errore confermerebbe i dubbi che gli altezzosi professori riservano circa la sua persona. Con un gesto che ha del democratico, il professore coinvolge il popolo inglese nella sua ricerca; in ogni libro in vendita viene inserito un questionario da poter compilare e da rispedire poi allo stesso Murray, nel frattempo trinceratosi insieme ai suoi collaboratori in uno studio costruito appositamente nel giardino di casa sua. Sebbene gli interventi degli inglesi siano di grande aiuto, i lavori procedono a rilento e Murray sembra pronto a dichiarare il fallimento, quando arriva in modo provvidenziale il contributo di un certo William Chester Minor (Sean Penn): l’uomo è un chirurgo dell’esercito americano il quale, diversi anni prima, aveva ucciso un uomo scambiandolo per il suo persecutore, lasciando così la moglie dell’uomo (Natalie Dormer) vedova e con sei figli da sfamare. Minor viene rinchiuso nel manicomio criminale di Broadmoor, ossessionato dai suoi incubi e dai fantasmi del passato; tempo dopo, venuto a sapere della gigantesca iniziativa di Sir Murray, il “pazzo” Minor cerca la via della redenzione nelle pagine dei libri, inviando al professore più di diecimila lemmi e decretando così la svolta dell’impresa.

In un’epoca in cui i social network connettono le persone da una parte all’altra del globo e tutti i libri esistenti si possono ottenere a prezzi modici su dispositivi ultraleggeri come gli e-readers, P.B.Shemran compie un gesto anticonformista decidendo di raccontare una storia come quella de Il professore e il pazzo; una storia che ci riporta alle origini, quando i libri -ed in particolar modo i dizionari e le enciclopedie- non erano un bene alla portata di tutti e quando i rapporti tra persone distanti erano regolati non da asettiche chat ma da sentiti scambi epistolari. Saranno proprio questi ultimi a far incontrare l’illustre professore Murray e il pazzo ma geniale Minor e il conseguente rapporto di amicizia che nascerà tra loro risulterà tanto improbabile quanto bizzarro ma basato su un preciso elemento in comune: i due uomini sono infatti uniti nell’essere estranei alla società nella quale sono inseriti; laddove il primo -scozzese- sfida i suoi superiori ma anche se stesso in una sfida più grande di lui, il secondo -americano- non potrebbe essere più distante dal resto del mondo, intrappolato fisicamente nel manicomio di Broadmoor e mentalmente sul campo di battaglia. Le parole saranno il loro punto di incontro, la scintilla che li porterà al riscatto personale e, da parte di Minor, ambasciatrici delle più lucide e sentite scuse verso la vedova Eliza Merret, la quale gradualmente si avvicinerà in modo empatico all’uomo che, apparentemente, le ha rovinato l’esistenza. 
Con Il professore e il pazzo Shemran ripropone la vicenda narrata nell’omonimo romanzo di Winchetser e lo fa concedendosi non poche licenze melodrammatiche: alcuni elementi della storia –vera- vengono infatti modificati e parecchio romanzati, con il fine ultimo di caricare i fatti di pathos e gravitas: ne risulta una pellicola a tratti pesante e dall’andatura lenta, ma comunque convincente nel suo riesporre gli avvenimenti dei protagonisti. Sebbene la conclusione appaia fin troppo sbrigativa, la restante parte del film è ritmicamente ben scandita, con una durata equivalente nel presentare la caratterizzazione singola dei personaggi di Murray e Minor fino al loro incontro presso il manicomio. E se la storia in sé non bastasse a coinvolgere emotivamente lo spettatore, ci pensano le due ottime performances di Gibson e Penn: il primo, per chi vedrà il film in lingua originale, torna sullo schermo con il suo accento scozzese riportando alla memoria dei più il suo Braveheart, lasciando spazio interpretativo al secondo, il quale riappare dopo quattro anni da The Gunman in perfetta forma, regalando uno struggente e allo stesso tempo delicato pazzo gentiluomo. 
Il professore e il pazzo arriverà nelle sale italiane il prossimo 21 marzo tramite una distribuzione Eagle Pictures. 
VOTO: 7,5/10 



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