29.5.19

Godzilla II: King of the Monsters - La recensione del blockbuster con Millie Bobby Brown e Vera Farmiga

Di Massimo Vozza

Dopo cinque anni, arriva in sala il sequel di Godzilla, film che diede inizio al reboot americano della saga cinematografica con protagonista l’conico kaijū. Godzilla II - King of the Monsters è però un proseguimento atipico, dove vediamo l’abbandono della maggioranza del cast precedente e dei relativi personaggi.
La nuova famiglia al centro della storia, i Russell, ci viene presentata nel pieno dei fatti di San Francisco, centrali nel primo film, durante i quali perse la vita il figlio maggiore della coppia. Subito catapultati nel presente ritroviamo la coppia separata con la figlia minore Madison che vive con la madre, Emma, una dottoressa della M.O.N.A.R.C.H., agenzia concentrata sul ritrovamento degli altri Titani addormentati in varie zone della Terra e sul monitoraggio del già risvegliato Godzilla, mentre il padre Mark si trova in giro per il mondo a studiare animali; solo in seguito al rapimento delle due, a opera del colonnello Alan Jonah, l’uomo si unisce al resto dell’agenzia con lo scopo di riunire la propria famiglia. Nel frattempo i vari mostri si risvegliano e iniziano a lottare per la supremazia sul mondo.
In momenti così bui a causa del cambiamento climatico, l’inquinamento, lo sfruttamento del nostro pianeta, non stupisce che il tema centrale sia il rapporto tra uomo e Terra, che vede il primo irrispettoso nei confronti della seconda, e la necessità di una devastazione perché solo attraverso di essa può esserci una rinascita. Peccato che il film perda di vista quella che sarebbe dovuta essere la sua essenza, trattandola in maniera superficiale e scontata e usandola solo come pretesto per poter costruire sequenze d’azione zeppe di effetti speciali. Sequenze nelle quali l’essere umano è sì coinvolto in prima persona ma non crea mai un vera e propria simbiosi con noi spettatori in sala, eccessivamente rilassati davanti alla catastrofe. Il problema sta non solo in una regia (di Michael Dougherty) standardizzata per un film del genere ma anche nella poca attenzione dedicata ai troppi personaggi. Si alternano (per oltre due ore) alcuni dialoghi didascalici e delle battute che invece di risultare epiche cadono nel ridicolo in più occasioni a delle sequenze spettacolari ma fredde. La maestosità delle creature ritenute leggendarie che si combattono nel terzo atto, inoltre, viene a volte affievolita dalla camera ad altezza mostro.

Il cast è per lo più sprecato (Kyle Chandler, Vera Farmiga, Ken Watanabe, Charles Dance e soprattutto Sally Hawkins), perfino nelle scene dove viene richiesto un sacrificio (tutte uguali) che dovrebbero commuovere, e Millie Bobby Brown non riesce a uscire dal personaggio che l’ha resa famosa (Eleven di Stranger Things). Insomma, va bene la grandezza e centralità delle creature ma questo non può bastare: serve una storia forte che ci coinvolga, altrimenti tutto è spacciato: forse davvero servirebbe distruggere ogni cosa e ricominciare da capo. Peccato che lo scontro con Kong sia dietro l’angolo.

VOTO: 4/10