29.8.19

Venezia 76: Storia di un matrimonio - La recensione del film di Noah Baumbach con Scarlett Johansson e Adam Driver

Di Massimo Vozza

A volte ci sono dei film che entrano nel cuore già in seguito alla prima visione, capaci di coinvolgerci emotivamente nella narrazione al punto che la vita dei personaggi sullo schermo si fonde totalmente con la nostra. Chi vi sta scrivendo oggi ha appena aggiunto tra questi Marriage Story, l’ultimo lavoro di Noah Baumbach in concorso a Venezia 76. 

Nei 135 minuti assistiamo, anzi partecipiamo in maniera attiva, esattamente a ciò che già il titolo presenta nella sua apparente semplicità: la storia di un matrimonio. Raccontando nello specifico quello di Nicole e Charlie, Baumbach però tocca corde profonde e universali, realizzando un quadro che centra appieno i rapporti di coppia nell’epoca attuale e ruotando intorno a temi quali la famiglia, l’isolamento, l’amore. L’amore che, si sa, spesso non finisce semplicemente quando ci si separa: dopo aver presentato divinamente i personaggi comunicandoci cosa amano l’uno dell’altra, nel pieno rispetto dei tempi contemporanei il regista e sceneggiatore si concentra sul difficile divorzio tra i protagonisti e la battaglia legale per il figlio, scrivendo una sceneggiatura lineare, mai banale e costantemente veritiera, giocando con un’alternanza di toni che finisce a volte con lo spiazzare, facendo perfino ridere quando ancora non si aveva smesso di piangere. Indubbia è l’importanza data nel film alla parola, che sia essa detta o rimangiata, letta su un foglio scritto a penna o urlata in faccia nel pieno di una discussione, cantata improvvisando o esibendosi; quando invece le parole vengono a mancare ai due protagonisti la macchina da presa si fa più potente: incorniciando Nicole e Charlie nella stessa inquadratura, l’una accanto all’altro, abbracciati o separati su due piani differenti, oppure accostandoli grazie al montaggio in ritratti speculari, a volte mentre si trovano in luoghi distanti, altre semplicemente nella medesima stanza, il film colma il vuoto lasciato dalla comunicazione vocale spingendo su quella visiva.


Scarlett Johansson interpretando Nicole torna a dimostrare le sue indubbie capacità recitative, regalandoci soprattutto un perfetto e sentito monologo che i circuiti di premi non potranno fare a meno di notare, mentre Adam Driver conferma (se non eleva) la sua bravura e versatilità incarnando il perfetto ritratto dell’imperfetto uomo di oggi. È soprattutto però quando dialogano tra di loro che entrambi danno il meglio di loro stessi, riuscendo a trascinarci in una spirale emozionale devastante. Il cast però non si ferma qui: Ray Liotta, Alan Alda, Julie Hagerty e soprattutto Laura Dern, il cui discorso sulla maternità ha inevitabilmente fatto scattare l’applauso in sala, affiancano i protagonisti con i loro personaggi che se da una parte possono risultare spietati, dall’altra sono invece esilaranti, ognuno a modo suo. 

Marriage Story è decisamente un titolo riuscito sotto ogni aspetto ma a sorprendere sono soprattutto il realismo e la freschezza con i quali dimostra che, se un autore è capace (e Baumbach decisamente lo è), il cinema può tornare su temi e storie già sviscerati, per i più triti e ritriti, senza mancare di originalità, e che la vita, con le sue gioie e i suoi dolori, vale la pena di essere rivissuta vedendola scorrere sul grande schermo purché si abbia la voglia di lasciarsi totalmente andare. 

 VOTO: 8.5/10