Le Industrie Tian hanno costruito un'enorme piattaforma, la stazione Kepler 882, che percorre dall'alto verso il basso gli undici chilometri della fossa delle Marianne per studiare il fondale marino, uno dei luoghi inesplorati più inaccessibili e misteriosi della Terra, nel tentativo di sfruttarne le risorse naturali. Norah Price, un ingegnere meccanico, si stava preparando ad andare a dormire quando un violento terremoto colpisce e danneggia gravemente la stazione. Inizia così una corsa per la sopravvivenza che la porterà, insieme ad un gruppo di superstiti e colleghi incontrati lungo il percorso a cercare di raggiungere il fondale, dove si trovano le uniche navicelle di salvataggio ancora funzionanti. Tuttavia qualcosa di spaventoso e imprevisto li sta aspettando e darà loro la caccia.
Underwater è un classico film di fantascienza con elementi da survival horror che si inserisce ideologicamente nel solco tracciato da Alien, film dal quale prende molto. Nello spazio nessuno può sentirti gridare, ma neanche sul fondo dell'oceano. Le premesse sono più o meno speculari e la costruzione è chiaramente ispirata al film di Ridley Scott e a tanta fantascienza classica. Underwater è un film che prendendo in prestito da tanti omaggia le strutture della fantascienza classica e tenta di riproporne i meccanismi. Anche per questo risulta un film così familiare, perché ha un rapporto di reverenza nei confronti del genere che lo mette semplicemente in scia di quanto già fatto da altri, senza mai realmente osare o tentare di apportare un contributo realmente originale al discorso più ampio legato alla narrazione di genere. Il che non è di per sé un male.
Grazie ad uno script serrato, che concede molto poco a tutto ciò che non concerne l'azione vera e propria, Underwater riesce ad assolvere alla sua funzione, ovvero intrattenere. Una formula familiare, ovviamente, per operazioni simili è un valore aggiunto, perché permette agli autori di dedicare meno tempo alla costruzione e di concentrarsi maggiormente sugli aspetti formali legati alla resa del prodotto. Non c'è bisogno di spiegare perché quei personaggi sono lì, ma è invece necessario vederli compiere un viaggio concreto. In operazioni del genere conta più il come che il cosa. E Underwater è un film pienamente consapevole di tutto ciò, che ha uno script ad orologeria, forse anche troppo preciso, che accumula elementi per creare una tensione costante e palpabile, e li smorza con una sana dose d'ironia, e qui e lì aggiunge elementi di background, che sono puramente di servizio e hanno il compito di rendere più credibile il viaggio e le motivazioni di questi personaggi. Uno script un po' macchinoso, ma efficace, che è in grado di aderire completamente al genere senza cercare mezze misure, traendone l'esperienza più divertente e intrattenente possibile, per quanto improbabile.
Perciò, per quanto non sia niente di particolarmente originale o innovativo, Underwater è un'esperienza divertente e godibile, che potrebbe fare felici gli amanti della fantascienza più classica e dei film ad alta tensione, che però va visto senza troppe pretese. A metà tra Alien e Sanctum, il film di mostri firmato da William Eubank con una convincente Kristen Stewart e un accessorio Vincent Cassel è puro escapismo cinematografico, con il quale sarebbe facile prendersela, soprattutto per la sua natura derivativa, che però, pur senza brillare, fa tutto abbastanza bene, con buona pace dei suoi numerosi detrattori.
VOTO: 6/10