Le streghe – La recensione del film di Robert Zemeckis con Anne Hathaway

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Di Simone Fabriziani

Un giovane orfano alla fine del 1967 va a vivere con la sua adorata nonna a Demopolis, una cittadina rurale dell’Alabama. Il ragazzo e sua nonna si imbattono in alcune streghe apparentemente glamour ma completamente diaboliche, così la nonna saggiamente decide di portare il nipote in una sfarzosa località balneare. Purtroppo arrivano esattamente nello stesso momento in cui la Strega Suprema ha riunito la sua congrega di fattucchiere di tutto il mondo – sotto copertura – per portare a termine i suoi piani malefici. Nuovo adattamento del romanzo per ragazzi “The Witches” di Roald Dahl e in uscita in noleggio digitale Italia a partire dal 28 ottobre.

Le streghe è il ritorno dietro la macchina da presa per il regista premio Oscar Robert Zemeckis, che nella sua lunghissima carriera non soltanto ha saputo dosare con sapienza i generi cinematografici, che è entrato di diritto nella storia del cinema recente per la sua visionarietà e lungimiranza nell’uso di effetti visivi all’avanguardia: un percorso partito dal pluripremiato Chi ha incastrato Roger Rabbit? per passare a gli effetti pratici de La morte ti fa bella e il sapiente uso del montaggio e della riproduzione al computer di migliaia di comparse in Forrest Gump, fino alle mirabolanti performance capture dei suoi film di animazione come Polar Express e A Christmas Carol. Un’avanguardia dietro la macchina da presa che però ha progressivamente allontanato Zemeckis dal successo al botteghino e dai favori della critica; l’autore statunitense ha da tempo perso appeal, nascondendosi dietro a sperimenti cinematografici poco riusciti nella loro interezza (vedi le animazioni in performance capture, ma anche i dimenticabili tentativi di biopic come The Walk e Benvenuti a Marwen). Le streghe, dal romanzo omonimo di Dahl, non è esente da questa tendenza al ribasso.

C’è un po’ di tutto nel nuovo adattamento di Zemeckis; una sceneggiatura a sei mani costituita dallo stesso regista assieme a Guillermo del Toro e Kenya Barris, un team produttivo che include, oltre allo stesso del Toro e Zemeckis, anche l’altro prodigio messicano Alfonso Cuaròn, ma la magia naif  del romanzo dello scrittore americano non si ripete, per la seconda volta.

Sì, perché anche il primo tentativo di adattamento de Le Streghe operato nel 1990 da Nicolas Roeg con Chi ha paura delle streghe? con una sontuosa Anjelica Huston non ere riuscito a replicare la magia del testo originale, troppo preoccupato a creare ambientazioni e trucchi e parrucchi al limite dell’orrido e dell’angosciante; ma nonostante ciò, Roeg aveva preferito l’uso di effetti visivi pratici e di rozza efficacia, anziché gli strumenti al compute che pure in quegli anni stavano affiandosi sempre più prepotentemente. Un modo per rendere più tattile e vivido il racconto di formazione di Dahl, che nella nuova versione di Zemeckis si trasforma in un one woman show di un’efficace  e sopra le righe Anne Hathaway nei panni della Strega Suprema condito da CGI facilona, che non restituisce empatia, vividezza e trasporto emotivo allo spettatore di ogni età.

Già, perché uno dei più grandi errori de Le Streghe di Robert Zemeckis risiede nell’aver portato nuovamente sullo schermo le pagine di Roald Dahl rivolgendosi ad un pubblico infantile (non che fosse poi questo il problema maggiore) con un linguaggio cinematografico troppo sempliciotto, banale, fuori tempo massimo anche per la generazione contemporanea di bambini e di adolescenti. Alla fine dello show, quello che rimane è il gusto per il flamboyant della strega protagonista, un cast divertito che intrattiene con gusto (oltre a Hathaway, anche Octavia Spencer Stanley Tucci ) e la sensazione di aver perso, ancora una volta, la magia di vedere un ex-avanguardista del cinema che ci manca terribilmente.

VOTO: 5,5/10


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