Awards Today Risponde: Quali sono le migliori performance cinematografiche del 2020?

Di Redazione

Lo sappiamo tutti, il 2020 è stato un anno unico nel suo genere. La pandemia causata dal Covid-19 ha scardinato per sempre la filiera dell’industria cinematografica, dalla produzione alla distribuzione, costringendo major e case indipendenti a bloccare e rimandare progetti per il grande schermo, relegando la distribuzione dell’anno sfortunato ai servizi di streaming e all’on demand a pagamento, nella comodità del proprio schermo casalingo. ma non è stato un anno totalmente da dimenticare, per questo ognuno della Redazione ha voluto raccontare in poche righe la performance (maschile o femminile) più indelebile  di quest’annata che di sicuro non dimenticherà mai nessuno.

La scelta di Simone Fabriziani

Riz Ahmed – Sound of Metal 

Lo abbiamo visto in Rogue One: A Star Wars Story, lo abbiamo apprezzato nella miniserie HBO The Night Of (ruolo che gli è valso l’Emmy come miglior attore), lo abbiam finalmente applaudito in Sound of Metal, il film targato Amazon Studios e presentato con grande successo di critica e pubblico al Toronto International Film Festival del 2019. Nel dramma indie diretto da Darius Marder (sceneggiatore di Derek Cianfrance, qui co-autore del soggetto) Riz Ahmed si cimenta nel ruolo che lo consacra definitivamente come uno degli interpreti più talentuosi della sua generazione; da batterista con un passato di dipendenza alla sordità, dalla luce alla tenebra e poi di nuovo versa luce, in un percorso narrativo di riappropriazione del proprio Io e del rapporto che abbiamo con la realtà a noi circostante appassionato ed indelebile. Un lavoro che Marder ha affidato al volto di Riz Ahmed, sicuro protagonista di molti premi e riconoscimenti all’inizio del prossimo anno.

La scelta di Anna Martignoni

Ben Whisahw – La vita straordinaria di David Copperfield


Tra le lodevoli interpretazioni che hanno illuminato quest’annata cinematografica alquanto sfortunata è doveroso citare quella dell’attore britannico Ben Whishaw in La vita straordinaria di David Copperfield. Il film, uscito in Italia lo scorso ottobre, è stato accolto in maniera positiva dalla critica anche grazie alla performance dell’intero cast, formato tra gli altri da Dev Patel, Tilda Swinton e Hugh Laurie. Whishaw veste qui i panni di Uriah Heep, descritto dallo stesso Charles Dickens come un personaggio viscido e arrivista. L’attore, avvezzo ad interpretare ruoli in costume (Profumo-Storia di un assassino, Bright Star, Cloud Atlas) si è perfettamente immedesimato con Uriah, nonostante il compito non fosse affatto facile. Wishaw, infatti, si trasforma in poco tempo -e in modo camaleontico- dall’umile e ostentatamente ossequioso servitore di casa Wickfield all’avido e ricattatore socio alla pari dello studio legale. Seppure quello di Heep sia un ruolo secondario nel film, Whishaw ha saputo coglierne tutte le sfaccettature, caratteriali e fisiche, rendendolo un protagonista a tutti gli effetti. Gli amanti di Dickens non avranno nulla da ridire sulla performance dell’attore, il quale è stato in grado di rendere ancora più insopportabile il vero antagonista del romanzo. Eccezionalmente detestabile.  
La scelta di Dario Ghezzi

Elizabeth Debicki – Tenet


Elizabeth Debicki è senza dubbio una delle stelle più lanciate del panorama hollywoodiano. L’attrice ha preso parte a uno dei pochissimi film usciti in sala nell’era Covid e cioè “Tenet” di Christopher Nolan, nelle vesti di una sorta di “bond girl”. L’attrice, nata a Parigi ma naturalizzata australiana, è una bellezza giunonica (è alta 1.90 m ) e già ha recitato con registi del calibro di Baz Luhrmann in Il grande Gatsby e Guy Ritchie in Operazione U.N.C.L.E., nonché nel riadattamento shakesperiano Macbeth con Michael Fassbender e Marion Cotillard. Inoltre, ha già dato prova di intensa drammaticità in Widow-Eredità criminale di Steve McQueen. E, non finisce qui: sarà Lady Diana nelle ultime due stagioni di The Crown. Insomma, un’ascesa di cui sentiremo sicuramente parlare.
La scelta di Giuseppe Fadda

Elisabeth Moss – L’uomo invisibile


Quello di Cecilia Kass, protagonista de L’uomo invisibile, è un ruolo che richiede molto ad un interprete: trasportare l’intero film sulle proprie spalle, visto che Cecilia compare in ogni sequenza e il racconto è quasi interamente focalizzato attraverso la sua prospettiva; incaricarsi di trasmettere un’ampia gamma di emozioni, di suscitare la suspense e l’orrore, di tenere viva l’angoscia degli spettatori, dal momento che spesso deve dividere la scena con nessun altro (se non, appunto, qualcuno che è invisibile); garantire l’identificazione del pubblico con un personaggio che, a livello di sceneggiatura, è quasi esclusivamente definito dalla sua condizione di vittima. Fortunatamente, Elisabeth Moss è una delle attrici più capaci e interessanti della scena contemporanea: il regista Leigh Whannell sembra esserne ben consapevole e infatti costruisce l’intero film proprio attorno alla sua capacità di condensare un’infinità di emozioni e sensazioni in una singola espressione facciale. Pochi attori sono in grado di trasmettere così bene un costante stato di inquietudine e di terrore, ma l’interpretazione della Moss diventa veramente indimenticabile nel momento in cui Cecilia comincia a passare da vittima a vendicatrice. Il suo primo piano finale, in cui un freddo lampo di sadica soddisfazione si accompagna al senso di commossa liberazione, è un’immagine che resta impressa a lungo.   
La scelta di Massimo Vozza

Sidney Flanigan – Never Rarely Sometimes Always


Il posporre quest’anno la distribuzione di alcune opere prodotte da major ha permesso di dare maggiore attenzione sul cinema indipendente e tra i titoli è senz’altro emerso Never Rarely Sometimes Always di Eliza Hittman. Tra i meriti principali di questo film vi è la magnifica interpretazione di Sidney Flanigan, una delle migliori dell’anno, al suo esordio davanti alla macchina da presa. La giovanissima attrice (classe 1999) si è dovuta confrontare con una sceneggiatura a dir poco complessa che pone il suo personaggio, Autumn, totalmente al centro: la grande sfida affrontata dalla protagonista ha richiesto un’altrettanto grande prova attoriale che gioca principalmente per sottrazione, fatta di silenzi e sguardi carichi di un’enorme valenza emotiva da trasmettere allo spettatore, il quale finisce con il sentirsi a volte perfino a disagio davanti al realismo dell’interpretazione della Flanigan. Non mancano però dei momenti dove la sottrazione non è più consentita, seppur il non detto continua a farne da padrone: da segnalare sono le due scene dove la protagonista canta (rivelando anche degne capacità canore dell’attrice) e, soprattutto, la scena che dà il titolo all’opera, climax del film che mostra l’apice del talento di Sidney Flanigan (complice anche l’inquadratura fissa su di lei) nonché il massimo punto di dilaniante empatia tra noi e l’adolescente Autumn.
La scelta di Daniele Ambrosini

Vanessa Kirby – Pieces of a Woman

Pieces of a Woman ha stregato tutti quest’anno alla Mostra di Venezia, o meglio, il meraviglioso pianosequenza nella prima parte del film ha stregato tutti, ma se il film alla fine cede un po’ di terreno sulla lunga durata, una cosa che resta magnifica dall’inizio alla fine è la performance di Vanessa Kirby, premiata con un’incontestabile e sacrosanta Coppa Volpi. Nota al grande pubblico per i suoi ruoli in The Crown e nel franchise di Mission Impossible, la Kirby quest’anno ha dimostrato tutto il suo potenziale in The World to Come e nel film di Kornél Mundruczó, segnando un nuovo capitolo all’interno della sua carriera come stella del cinema indie, ed è proprio qui che finalmente la Kirby ha la possibilità di splendere, prendendosi finalmente i ruoli da protagonista che le spettano. In Pieces of a Woman la Kirby ci regala una performance intensa nei panni di una donna alle prese con un parto difficile dai risvolti inaspettati e dolorosi, con la sua sofferenza, con quella del marito, con le pressioni della sua famiglia, con il senso di colpa e con l’ansia di dover affrontare un processo giudiziario al quale non crede fino in fondo, una donna complessa resa perfettamente da un’interpretazione stratificata e sorprendente, in grado di sostenere sulle sue spalle l’intero film, anche quando questo inizia a mostrare qualche segno di debolezza. Il suo è un vero e proprio tour de force emotivo dal quale non si può non essere affascinati.


Pubblicato

in

da