Una donna promettente – La recensione della commedia nera con Carey Mulligan

Di Massimo Vozza

La continua lotta per ottenere parità di diritti e opportunità, nel lavoro come nel privato, ha portato al proliferare di tante registe dietro la macchina da presa nell’ultimo ventennio, mentre la nascita di movimenti femminili come quello del Me Too, che hanno fatto luce sulle tante molestie (sessuali e psicologiche) avvenute anche a Hollywood come nell’industria cinematografica in generale, ha conseguentemente posto nuovamente attenzione sulla violenza sulle donne, al cinema come nelle altre arti e nel dibattito pubblico.

Sintesi e manifesto di tutto ciò può essere considerata l’opera prima di Emerald Fennell (Camilla Parker Bowles nella terza e quarta stagione di The Crown), non solo regista ma pure sceneggiatrice e produttrice (insieme anche, tra gli altri e le altre, a Margot Robbie), intitolata Promising Young Woman. La storia della trentenne Cassie Thomas, in cerca di vendetta per ciò che accade alla sua migliore amica Nina, è una commedia nera a tratti pulp dalla sceneggiatura di ferro, capace di far incontrare e scontrare elementi da commedia romantica con quelli tipici della revenge story, ottenendo risultati non scontati e di volta in volta coerenti con la protagonista e l’opera nella sua totalità: un’amalgama perfetta per toni e stile, i quali rappresentano fedelmente la complessa psicologia di Cassie. Plauso a livello narrativo va anche alla totale assenza di retorica, cosa non da poco dato il tema principale del film, e alla rappresentazione del cinismo di (quasi) tutti gli uomini e delle istituzioni che risulta particolarmente e amaramente realistica.

Nonostante il poco budget (poco meno di tre milioni e mezzo di dollari), la messa in scena è curata, soprattutto la fotografia che ha una sua impostazione precisa e la porta avanti fino alla fine con coerenza, mentre la soundtrack pop femminile, che va da Charlie XCX a Juice Newton, passando per Paris Hilton, è affiancata da quella originale di Anthony Willis che si è anche occupato di una spettacolare cover strumentale di Toxic di Britney Spears che accompagna il climax della storia.

L’elemento migliore del film però è forse la sua protagonista: Carey Mulligan interpreta qui probabilmente il suo miglior ruolo, nonché il maggiormente complesso per quanto sfaccettato, che in un certo senso può essere definito già iconico; ad affiancarla un cast di interpreti azzeccati che devono il loro successo perlopiù alla televisione (Alison Brie, Laverne Cox, Jennifer Coolidge, Chris Lowell, Connie Britton, Adam Brody, Max Greenfield e la stessa regista in un piccolo cameo) nonché altri strettamente legati al cinema (Christopher Mintz-Plasse, Alfred Molina, Molly Shannon), mentre la controparte maschile (ma non protagonista) è il comico attore Bo Burnham che, come la regista, ha debuttato recentemente lui stesso dietro la macchina da presa (Eighth Grade).

Una riflessione finale vorrei farla sul fil rouge che lega la regista, l’attrice e la protagonista: andando oltre la questione della violenza sulle donne, Promising Young Woman è per certi aspetti anche una riflessione sulla messa in scena e sul ruolo delle donne in questa. La regista, che è anche attrice, dirige qui un’altra attrice che interpreta il ruolo di una donna che è essa stessa interprete e regista della vendetta che mette in atto. Ed entrambe, sia la regista che la protagonista, si prendono gioco degli spettatori (fuori e all’interno dell’opera), facendogli credere che l’epilogo andrà in un certo modo e poi in un altro: gli uomini, protagonisti della prima e ultima sequenza del film, sono difatti perennemente pedine della farsa messa in atto da donne davvero promettenti.

VOTO: 8,5/10