1.12.21

'Scompartimento n.6' - La recensione del film finlandese premiato a Cannes e in corsa per gli Oscar


 Di Daniele Ambrosini

Juho Kuosmanen è un autore nato e cresciuto grazie al Festival di Cannes, dove nel 2007 ha ricevuto il terzo premio della Cinefondation, la sezione dedicata ai cortometraggi provenienti dalle migliori scuole di cinema del mondo, con Roadmarkers, il suo esordio dietro la macchina da presa, per poi vincere il primo premio solamente due anni più tardi con un mediometraggio intitolato The Painting Seller. Fa seguito il suo esordio nel lungometraggio, La vera storia di Olli Mäki, che vince la sezione Un Certain Regard. 

Il suo secondo film per il grande schermo è Scompartimento n.6, che porta Kuosmanen nella sezione principale di Cannes, nonché la sua maggiore vetrina, il concorso. Il film viene premiato con il secondo premio più importante del festival, il Gran Prix, consacrando definitivamente Kuosmanen come uno dei nuovi talenti da tenere d'occhio, nonché una delle più autorevoli voci del cinema nordico contemporaneo. 

Protagonista di Scompartimento n.6 è Laura, una donna finlandese che si reca a Mosca per studiare il russo, qui affitta una stanza da Irina, una affascinante donna cosmopolita con la quale intraprende una relazione. Le due sarebbero dovute partire insieme ed affrontare un lungo viaggio in treno fino ad arrivare alle porte del circolo polare artico per vedere dei petroglifi, ma Irina si tira indietro all'ultimo. Laura decide comunque di partire e al posto della amichevole Irina, si ritroverà a dover dividere lo scompartimento con un uomo grezzo e ostile, Vadim, con il quale nascerà un'improbabile intesa.

Kuosmanen realizza un film elegante, che torna indietro nella Russia degli anni '80 per far comunicare due personaggi apparentemente molto distanti tra loro. Siamo di fronte ad un film di relazione in piena regola, sebbene la natura di questa relazione non sia affatto romantica, e trovi i suoi punti di forza laddove i contrasti, che siano essi culturali o emotivi, generano conflitto. 

Lo script del regista finlandese non si direbbe proprio serrato, ma ha tutti i beat al posto giusto, ha un ritmo interno molto funzionale al racconto, è privo di momenti vuoti ed è in grado di fare ricorso a strategie narrative del passato e a digressioni episodiche senza cadere nel banale o nel già visto, e senza dare l'impressione di star prendendo tempo per far funzionare il meccanismo alla base del suo film, che ha chiaramente bisogno di un certo grado di progettazione, ma ha anche bisogno di non rendere mai evidente il suo funzionamento. In questo Kuosmanen riesce molto bene, la sua è una sceneggiatura da manuale, estremamente funzionante, che pur facendo riferimento a strutture e stratagemmi ormai ben rodati, sa dove porre l'accento per non dare l'impressione di già visto. 

Scompartimento n.6 è perciò un film con un buon ritmo interno, un film d'autore direi nient'affatto ostico, che ha il potenziale di conquistare pubblici diversi, pur non essendo un opera trasversale o un prodotto dall'animo commerciale. 

A questo si aggiunge una regia attenta e pulita, in grado di rendere sontuosi pure i passaggi più claustrofobici e di sfruttare al meglio le potenzialità della macchina a mano, mai utilizzata come stratagemma puramente realista, mai come "sporcatura", e due interpretazioni davvero notevoli dei protagonisti Seidi HaarlaYuriy Borisov (quest'anno già protagonista del notevole Captain Volkonogov Escaped). 

Ciò che forse manca a Scompartimento n.6 è una maggiore attenzione al suo sottotesto. Tirare in ballo la storia della comunità LGBT in uno scenario trasversale e transnazionale che vede coinvolte da un lato la Finlandia, uno dei paesi attualmente più progressisti del mondo, e dall'altro la Russia, uno dei paesi storicamente più duri con la comunità, lasciava aperti spiragli ampi di interpretazione e di evoluzione narrativa, soprattutto perché l'ambientazione storica avrebbe permesso una riflessione dall'ampio respiro. Scompartimento n.6 è un film centrato sui suoi protagonisti, certo, ed è attraverso loro che passa tutto, non c'è davvero un qualcosa di più grande che incomba su di loro, ma c'è tanto che resta sullo sfondo, e qualcosa, forse, perde potenza. 

VOTO: 7,5/10