19.1.22

CODA - La recensione del film candidato a 2 Golden Globe

Di Massimo Vozza

Ricordate il film francese del 2014 La famiglia Bélier? Raccontava la storia di un’adolescente udente cresciuta in una famiglia culturalmente sorda; il titolo ebbe abbastanza successo, soprattutto in patria, nonostante le critiche ricevute per non aver scelto interpreti non udenti nel ruolo dei personaggi sordi e a causa del ritratto non abbastanza veritiero proposto di quel tipo di famiglie.

Grazie a una coproduzione tra USA, Canada e Francia si è adesso potuto rimediare tramite un remake, il quale non ha semplicemente tenuto conto di quelle critiche ricevute dall’originale ma ha anche elevato il racconto sotto un profilo più strettamente cinematografico.

CODA - I segni del cuore (acronimo di child of deaf adult), secondo film di Sian Heder, sceneggiatrice delle prime stagioni di Orange is the New Black e già regista di Tallulah, è un coming-of-age delicato, a metà strada tra la commedia e il dramma, capace di creare forte empatia con la sua protagonista nonostante l’eccezionalità del contesto in cui vive. Qui l’importanza di questa ragazza per la sua famiglia è maggiormente motivata e sensata e pone anche l’attenzione sulle difficoltà di integrazione per dei non udenti in determinate comunità degli Stati Uniti d’America (in questo caso ci troviamo a Gloucester, Massachusetts); al centro della narrazione però c’è in particolare altro: è la protagonista stessa, Ruby, a sentirsi emarginata praticamente a trecentosessanta gradi, sia con i suoi coetanei, sia nella sua famiglia, ed è la ricerca stessa nel suo posto del mondo, dell’indipendenza, il vero motore della storia, la quale può trovare lieto fine solo nell’accettazione totale e reciproca delle differenze all’interno (ma pure all’esterno) del nucleo familiare.


C’è ovviamente anche l’inseguire il sogno americano, stranamente e piacevolmente trattato in maniera più realistica e meno stereotipata di quanto non fosse nel film francese, che vede, da una parte, la famiglia tutta in cerca di riscatto sul piano lavorativo mentre, dall’altra, mostra la protagonista che lotta per realizzare il sogno di entrare in una scuola di musica.

La regia è dignitosissima, soprattutto nel restituire attraverso le immagini e il suono (o l’assenza di esso) le diverse sensazioni ed emozioni provate dai personaggi, i quali restano il cuore del racconto. Non stupisce quindi che l’elemento migliore del film sia il suo cast e la direzione di esso: la giovanissima Emilia Jones dà tutta se stessa nel destreggiarsi tra canto e recitazione (comunicando sia con la voce sia con la lingua dei segni americana) ottenendo risultati  degni di nota (stupenda la cover di Both Sides Now) ed è affiancata da forti comprimari (sordi e non) come l’attrice premio Oscar Marlee Matlin, Daniel Durant, Ferdia Walsh-Peelo (già protagonista di Sing Street) e soprattutto Troy Kotsur nel toccante ruolo del padre di Ruby.

Certo, non bisogna aspettarsi sorprese da CODA data la prevedibilità narrativa che lo contraddistingue ma assicuriamo che questa viene ampiamente perdonata dalla sincerità dei sentimenti che difficilmente lasceranno indifferenti.

CODA  - I segni del cuore debutta nelle sale italiane a partire da giovedì 20 gennaio con Eagle Pictures

VOTO: ★★★★