
Di Dario Ghezzi
Richard Williams e la sua famiglia composta da cinque figlie e dalla moglie Oracene vive in un sobborgo povero e malfamato di Los Angeles. L’uomo ha una sola missione: impedire che le figlie finiscano sulla strada e che possano abbandonarsi alla droga come accaduto ad altre giovani abitanti del quartiere. Richard, così, decide di puntare molto sulle due figlie Venus e Serena, spingendole a diventare delle campionesse di tennis. Dopo i primi allenamenti nel sobborgo di Compton, le due sorelle iniziano a puntare sempre più in alto fino al momento in cui per loro, e soprattutto per Venus, iniziano ad aprirsi le porte dei grandi tornei.
Il film, infatti, assolve al suo compito, raccontandoci il percorso formativo delle due sorelle, in quello che prende le sembianze di un vero e proprio sogno americano misto a un romanzo di formazione. Trattandosi di due giocatrici di colore, la pellicola si concentra ovviamente anche su come significasse essere afroamericani negli anni ’90 e soprattutto in alcuni contesti come quello sportivo. Una famiglia vincente-King Richard è un buon film che scorre senza troppi intoppi, seppur rischiando di arenarsi nella parte centrale poco prima di quello che, sulla trama, sarà una sorta di “grande salto” per le due protagoniste. Reinaldo Marcus Green assolve il suo compito e confeziona un biopic apprezzabile che, forse, sarebbe stato più interessante se si fosse concesso qualche licenza in più, anche nella modalità narrativa e nella messa in scena. Invece, come si evince dai titoli di coda, alcune scene sono ricalcate addirittura fedelmente da registrazioni di repertorio appartenenti alla famiglia Williams.
Da segnalare, oltre alle performance degli adulti, anche le ottime interpretazioni delle attrici bambine: Demi Singleton e Saniyya Sidney.
Da giovedì 13 gennaio nelle sale italiane con Warner Bros. Pictures
VOTO: ★★★½