Flee – La recensione del film danese candidato a 3 premi Oscar

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Di Simone Fabriziani

Amin è arrivato come minore non accompagnato in Danimarca dall’Afghanistan. Con il passare del tempo, è diventato un accademico di successo e si è sposato con il fidanzato di lunga data. Un segreto che nasconde da 20 anni rischia però di rovinare la vita che si è costruito. Arriva finalmente nelle sale italiane giovedì 10 marzo Flee, scritto e diretto dal regista danese Jonas Poher Rasmussen e che già ha fatto la storia degli Oscar grazie alle sue tre candidature.

Nominato dall’Academy nelle categorie del miglior film internazionale, miglior film d’animazione e miglior documentario (il primo nella storia del premio), Flee è un capolavoro puro e cristallino, un lungometraggio che per sua stessa definizione prevarica e oltrepassa ogni genere cinematografico prestabilito: è un documentario tout-court oppure una divagazione animata? Una disamina sul conflitto in Afghanistan oppure un’apologia alla diversità LGBTQ nella società europea in fermento post-2000? Flee è tutto questo e forse anche di più.

Grazie all’uso sapiente dell’animazione tradizionale per raccontate i momenti cardine della vita di Amin senza svelare i veri volti dei protagonisti (oltre al narratore stesso) e mettere così a repentaglio la loro incolumità, Flee si candida a primo vero capolavoro cinematografico del 2022 da poco iniziato. Un documentario d’animazione che è stato presentato con straordinario successo al Sundance Film Festival 2021 vincendo il Grand Prix di Giuria nella categoria Documentario e poi conquistando decine di altri riconoscimenti nel mondo intero.

La parabola di Amin è quella di un paese, l’Afghanistan, che dal suo conflitto con gli Usa è stato il cuore geopolitico di uno degli esodi più tragici del nuovo millennio, dal paese medio-orientale alle nazioni dell’Europa. Eppure, il Vecchio Continente non è stato così accogliente come immaginava il piccolo Amin e la sua famiglia, ancora profondamente diviso da ferito ancora non cicatrizzate del tutto tra filosofie filo-americane e filo-sovietiche. Il viaggio commovente di Amin è anche quello della scoperta di se stesso, dell’appropriazione della sua identità (sessuale e geografica), della libertà tanto agognata, di una fuga che sembrava più una luce in fondo al tunnel ma che invece si è trasformata in una terribile trappola dalla quale non ne potrà mai più uscire indenne.

Il segreto che Amin porta ancora nel suo cuore da più di 20 anni dalla sua installazione nella tollerante Danimarca assieme al suo attuale compagno è la prigione invisibile e privata che ha dovuto accettare pur di scendere a compromessi per respirare boccate di aria di libertà. Ma per godere della libertà, anche in Occidente, c’è sempre un prezzo altissimo da pagare. Il film scritto e diretto da Jonas Poher Rasmussen è uno straordinario viaggio cinematografico sull’identità, l’emigrazione, l’integrazione e l’accettazione di brutale bellezza e commozione.

Flee arriva nelle sale italiane a partire da giovedì 10 marzo con la distribuzione di I Wonder Pictures

VOTO: ★★★★½