Jurassic World: Il dominio – La recensione del capitolo finale della saga

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Di Simone Fabriziani

Sono passati quattro anni dalla distruzione di Isla Nubar, dove si trovava il parco Jurassic World. I dinosauri ormai vivono su tutto il pianeta e l’equilibrio stabilitosi tra i grandi animali del passato e quelli del presente, uomo compreso, è davvero fragile, mettendo a rischio la sopravvivenza del mondo come lo conosciamo. Debutterà nelle sale italiane giovedì 2 giugno l’epica conclusione della saga preistorica iniziata nel 1993 con Jurassic Park di Steven Spielberg (ora produttore esecutivo) e rinverdita a partire dal 2015 con Jurassic World di Colin Trevorrow.

Dopo una pausa dietro la macchina da presa per il secondo capitolo della nuova trilogia (Jurassic World: Il regno distrutto del 2018 è stato diretto dallo spagnolo Juan Antonio Bayona), Trevorrow prende di nuovo le redini della serie per dirigere quello che ha l’ambizione di essere il gran finale della ormai esalogia nata dalle pagine del romanzo di Michael Crichton, diventata immaginario collettivo per una generazione intera grazie ai primi capitoli cinematografici firmati Spielberg e poi rinverdita con una trilogia sequel nel 2015 per gli spettatori del Nuovo Millennio.

Peccato che Jurassic World: Il dominio non sembri sufficientemente accontentare nessuna delle due generazioni di audience a cui vorrebbe fare gola: la “vecchia guardia” che è nata o cresciuta con i film di Steven Spielberg e la nuova, quella che la fascinazione per i dinosauri l’ha affinata a suon di smartphone e social network, Generazione Z che ha aiutato la nuova saga inaugurata nel 2015 da Trevorrow a battere nuovamente ogni record di incasso. Il terzo (ed ultimo) capitolo della saga della Universal Pictures ha l’ardire di chiudere le tele narrative del nuovo cast (tornano ovviamente gli amatissimi Chris Pratt e Bryce Dallas Howard) avvicinandolo al vecchio cast del capostipite cinematografico, composto da Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum. Un effetto nostalgia che dura pochissimo, perché l’epica conclusione della serie giurassica ha ben poco di veramente epico, impegnata com’è a voler raccontare ancora una volta l’ennesimo sopruso di una losca multinazionale che vuole sovvertire gli equilibri dell’ecosistema mondale, con poco senso dell’urgenza narrativa ed un’opacità dietro la macchina da presa a dir poco preoccupante.

Nonostante le innumerevoli sequenze d’azione in giro per il mondo ( a tratti sembra di assistere ad un capitolo cinematografico di James Bond, oppure della rediviva saga di Mission: Impossible) e le grandi ambizioni da conclusione spettacolare di un’esalogia che ha segnato il destino del cinema contemporaneo sbaragliando record di incasso ai botteghini internazionali, Jurassic World: Il dominio non convince affatto. Non lo fa perché spreca buona parte del suo tempo ( e il film dura poco più di due ore e mezza!) ad accumulare quantità anziché qualità, a sacrificare logiche dia azione e relazione tra i vari personaggi a favore di intelaiature narrative talmente trite che arrivano già vecchie e stanche anche allo spettatore fan più smaliziato.
Nell’economia della, pur esile, trama del capitolo conclusivo, era dunque necessario re-introdurre parte del cast originale quando quest’ultimo viene trattato con superficialità e pressappochismo a prodotto già confezionato? Non bastano difatti gli innumerevoli rimandi ed omaggi al film di Steven Spielberg a rendere sufficientemente epico quello che si prefigge come degna chiusura di una saga per il grande schermo che ha fatto la delizia di più generazioni di spettatori di ogni età.
La verità è che la nuova trilogia sequel iniziata nel 2015 dallo stesso Trevorrow si rivolgeva alla Generazione Z con il linguaggio proprio del blockbuster post-moderno, quello più vicino alle logiche del videogame che non della spettacolarità con cervello dell’adattamento di Spielberg. Ne sono testimoni ovviamente le profusioni di effetti visivi generati al computer che trasformano la nuova trilogia, ed in particolar modo Jurassic World: Il dominio, in una montagna russa che, seppur sfacciatamente energica e divertente, tende a stancare anche i fan più acerbi e meno smaliziati. Una conclusione di saga pluridecennale che ha il sapore dell’ennesima occasione mancata di mettere su vero, grande spettacolo cinematografico.

Jurassic World: Il dominio arriva nelle sale italiane con Universal Pictures a partire da giovedì 2 giugno

VOTO: ★★


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