5 motivi per cui ‘Everything Everywhere All At Once’ vincerà l’Oscar

Di Simone Fabriziani

Il mese di dicembre è sempre sinonimo di premi e di candidature; con i primi risultati della critica di New York, Los Angeles, Washington e Chicago tra gli altri, abbiamo già un quadro parziale di questa awards seaon e su quali siano i lungometraggi meglio posizionati per una candidatura all’Oscar il prossimo gennaio.

A fugare ogni dubbio su quali potrebbero essere i titoli favoriti per una nomination al Best Picture ci hanno ulteriormente pensato le candidature ai Golden Globe e ai Critics’ Choice; nel primo caso, sono state otte le menzioni a Gli spiriti dell’isola – The Banshees of Inisherin di Martin McDonagh, seguito dalle 6 candidature di Everything Everywhere All At Once; alle nomination ai Critics’ Choice invece, ben quattordici sono state le menzioni al folle film scritto e diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Sarà proprio lui il favorito agli Oscar del prossimo anno?

Ecco cinque motivi per cui Everything Everywhere All At Once vincerà (probabilmente) l’Academy Award come miglior film il prossimo 12 marzo:

  • Il suo cast è tra più eterogenei ed inclusivi dell’anno: Difficile confrontarsi con un lungometraggio il cui cast è sostanzialmente formato da Michelle Yeoh, il redivivo Ke Huy Quan di spielbergiana memoria, la giovane star in ascesa Stephanie Hsu e la veterana del cinema americano Jamie Lee Curtis. Insieme, hanno portato sul grande schermo la folle visione dei due autori di Swiss Army Men, un racconto inclusivo e che riesce a parlare con grande potenza di linguaggio cinematografico del “sogno americano” e degli immigrati asiatici che faticano a realizzarlo. Un mix di elementi e temi semplicemente perfetto per fare breccia in una Academy in costante trasformazione e sempre più giovane ed internazionale.
  • Il film è il più alto incasso mai registrato da A24 nelle sale americane: nonostante le difficoltà a riempire le sale cinematografiche nel mondo post-pandemia, Everything Everywhere All At Once è diventato in Usa un piccolo cult movie incassando oltre 100 milioni di dollari in tutto il mondo. Un numero inaspettato per un film indipendente, il primo titolo low-budget a raggiungere tale incasso dopo la pandemia e nella storia distributiva di A24. Una piccola, grande storia di successo semplicemente irresisitibile.
  • Tutti amano Michelle Yeoh e Ke Huy Quan: tra premi e candidature ricevute, l’attrice malese e l’interprete vietnamita sono i volti che custodiscono tutto il fascino e la folle concezione di Everything Everywhere All At Once. La prima è uno dei volti cinematografici più noti in Asia, attualmente considerata una veterana del cinema internazionale in attesa di una prima candidatura all’Oscar; Quan rappresenta invece alla perfezione la storia di redenzione di colui che, dopo anni di inattività nel settore, ha accettato il ruolo che gli sta attualmente cambiando la vita. E di certo non guasta il fatto che l’interprete asiatico sia un volto adorato dalle ultime generazioni per aver preso parte integrante a due film cult degli anni ’80: Indiana Jones e il tempio maledetto e I Goonies.
  • Sta facendo sfracelli oltre ogni aspettativa con i premi della critica: incoronato miglior film presso la critica di Los Angeles, di Washington, di Atlanta, di Las Vegas, candidato a 6 Golden Globe e ben 14 Critics’ Choice Awards (più di ogni altro nell’edizione 2022 del premio), Everything Everywhere All At Once è già il film forse più amato di questa stagione dei premi alle prime fasi. In attesa di scoprire il prossimo 24 gennaio quante candidature otterrà dall’Academy e quanti premi dell’industria riceverà.
Le nomination ai 95° Oscar verranno annunciate martedì 24 gennaio 2023, mentre la cerimonia di premiazione avverrà come da tradizione a Los Angeles domenica 12 marzo.