18.10.23

Killers of the Flower Moon, la recensione del nuovo film di Martin Scorsese

Di Simone Fabriziani

Ci siamo. Finalmente sta per arrivare nelle sale italiane uno dei lungometraggi più attesi dell'anno. Presentato fuori concorso al 76° Festival di Cannes con un'accoglienza fragorosa di critica e pubblico, giovedì 19 ottobre sbarca nei circuiti cinematografici nostrani Killers of the Flower Moon, la nuova pellicola diretta da Martin Scorsese.

Ispirato al romanzo "Gli assassini della terra rossa" di David Grann, Killers of the Flower Moon è basato su una sceneggiatura adattata dallo stesso Scorsese assieme a Eric Roth; quello che è in arrivo nelle nostre sale a partire da giovedì 19 ottobre è il ritorno dietro la macchina da presa del cineasta italoamericano dal 2019, quando su Netflix aveva presentato il film-fiume The Irishman. E di opera cinematografica altrettanto complessa si può parlare di Killers of the Flower Moon: con la sua durata di 206 minuti (ci avviciniamo alle tre ore e mezza), l'adattamento dal romanzo di Grann è tra le opere più lunghe ed ambiziose mai realizzate da Martin Scorsese. Una visione certo a tratti impegnativa e cervellotica, ma che di ogni minuto della sua durata fa tesoro per mettere in scena una delle stragi più vergognose nella storia degli Stati Uniti d'America

Anni '20. Mollie Burkhart (Lily Gladstone) è una nativa americana della tribù Osage che, come tutta la sua gente, diventa inaspettatamente ricca quando si scopre che la terra dell'Oklahoma apparentemente pietrosa e poco promettente su cui le autorità avevano permesso ai nativi di stabilirsi, in realtà nasconde ingenti quantità di petrolio. Ma gli Osage sono comunque costretti a essere soggetti a una condizione di tutela speciale: per reclamare il reddito sulle loro terre e spenderlo, hanno bisogno di un cofirmatario bianco. Inoltre, i membri della tribù stanno morendo uno dopo l'altro, uccisi da misteriose malattie. Nel frattempo, l'avido Ernest (Leonardo Di Caprio) è tornato nell'Oklahoma dopo aver prestato servizio durante la Prima guerra mondiale e accetta di lavorare nella vasta tenuta del ricco zio William (Robert De Niro), il quale lo incoraggia a sedurre e sposare Mollie per poi poter reclamare legalmente i suoi terreni.

Un'agghiacciante storia di sterminio che, accaduta nel corso degli anni '20 nell'Osage County dell'Oklahoma, ha macchiato per sempre l'eredità del rapporto già atavicamente conflittuale tra la popolazione bianca degli Usa e quella dei nativi indiani. Killers of the Flower Moon racconta questa terribile narrazione di predominio e sopraffazione con incedere solenne, sorprendentemente scevro da sensazionalismi ed accessi di violenza che pure nel passato avevano dato colore ed identità riconoscibile alle crime story dirette da Scorsese. Invece qui il regista e co-sceneggiatore sembra quasi voler lasciar parlare più i fatti e i suoi personaggi che non il linguaggio cinematografico squistamente registico-visuale, allestendo un film-fiume essenziale e sottilmente perverso.

Killers of the Flower Moon funziona difatti meglio quandi si concentra sui drammi psicologici dei suoi personaggi che non sulle indagini (pure appassionanti) sulla scia delle morti sospette nella comunità di nativi dell'Osage. Ed ecco quindi che lo spettatore, invece che condannare tout court, si immedesima nell'enigmatica scissione psicologica dell'Ernest Burkhardt interpretato da Leonardo DiCaprio, nei dolorosi silenzi della Molly di una luminosa e travolgente Lily Gladstone (la più brava del pur affiatato cast), nelle mefistofeliche malefatte perpetrate del vice sceriffo William Hale, interpretato da un De Niro mai così bravo da decenni.

Non il capolavoro da molti millantato, Killers of the Flower Moon è tuttavia forse il lungometraggio più quintessenziale di Martin Scorsese, perché da una delle pagine più scioccanti della storia d'America ne trae un'opera cinematografica che sintetizza in sé le molteplici anime della poetica dietro la macchina da presa del regista premio Oscar: la fine del pionierismo americano, il tramonto dei valori e delle iconografie del western, l'ossessione per storie, eventi e personaggi criminosi; stavolta all'alba di una Nazione sempre più vicina alla modernizzazione della sua società, ma eternamente legata a doppio filo da un perverso spirito di conquista e sopraffazione che ha il sapore di una ferita ancora copiosamente sanguinante.

Killers of the Flower Moon arriva nelle sale italiane giovedì 19 ottobre con 01 Distribution, Rai Cinema e Leone Film Group

VOTO: ★★★★