
Di Simone Fabriziani
Di Simone Fabriziani
Di Simone Fabriziani
Di Anna Martignoni
In un arco temporale che va dal 2002 al 2021, Cherry è la narrazione per episodi delle vicende personali di un ragazzo del quale non viene mai pronunciato il nome. Ai tempi dell’università, il protagonista si innamora della bella compagna di corso Emily, la quale dapprima ricambia ma poi, spaventata, gli riferisce la sua intenzione di partire per il Canada. Distrutto per la rottura, il ragazzo si arruola nell’esercito ma, del tutto inaspettatamente, Emily decide di restare. Costretto comunque a partire per la guerra, il giovane tornerà dopo qualche anno devastato dallo scenario bellico, trascinando anche Emily nel vortice della tossicodipendenza.
Di Simone Fabriziani
Di Simone Fabriziani
Di Giuseppe Fadda
Quello della voce narrante è un espediente rischioso. Può essere una soluzione tematicamente motivata, efficace e capace di arricchire l'intero film; basti pensare a La rabbia giovane di Terrence Malick e al modo in cui l'ingenuo resoconto di Holly/Sissy Spacek incornicia le sanguinose, brutali vicende narrate. Più spesso, però, il voice-over è un trucco facile e didascalico, utilizzato per veicolare informazioni che non si potrebbe esprimere altrimenti, per vie più sottili. Il caso di The World to Come, pellicola di Mona Fastvold premiata con il Queer Lion alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, è particolarmente interessante: la voce narrante è ingombrante, onnipresente, forse addirittura prevalente rispetto ai dialoghi. Si potrebbe dire che l'espediente è usato a sproposito, e a ragione. Ma, incredibilmente, funziona. In primis, perché ci dà accesso a una dimensione di interiorità del personaggio a cui non potremmo accedere in altro modo. Abigail, la narratrice del film, è una donna schiva e di poche parole: il suo racconto in voice-over ci fa conoscere la sua inesperta ma eloquente vena poetica, che non potrà mai espletare altrove. In secondo luogo, l'utilizzo così esteso della voce narrante sembra ribadire una forte mediazione nella rappresentazione, come se quello a cui stessimo assistendo fosse una sorta di documento nascosto dalla Storia, una voce dimenticata ma impressa sulle pagine di un vecchio, polveroso taccuino. In un certo senso, The World to Come è e senza proprio questo.
Di Simone Fabriziani
Di Daniele Ambrosini
Sono finalmente state annunciate le nomination agli Oscar di quest'anno, con un po' di ritardo rispetto al solito poiché, per via delle complicazioni dovute alla pandemia, le finestre della stagione dei premi si sono ampliate, dando origine alla più lunga e sorprendente awards season degli ultimi anni.
Di Simone Fabriziani
Di Simone Fabriziani
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