Di Gabriele La Spina
Ambientato in un circo, Freaks racconta dell’amore non corrisposto tra un nano e una trapezista. Accortasi che l’ammiratore è diventato l’erede di una cospicua fortuna, la donna architetta un piano diabolico per ucciderlo. Questo scatenerà però la vendetta da parte degli altri “mostri” della compagnia. Utilizzando reali fenomeni da baraccone tenuti a interpretare i ruoli di sé stessi, Browning dipinge con estremo realismo una pellicola sull’accettazione e sulla natura umana, che potrebbe risultare a tratti visionaria. In Freaks i malvagi non sono le creature del circo per pregiudizio additate come mostri, ma i “normali” mirati all’arrivismo e capaci delle più disumane malefatte. L’isolamento e la ghettizzazione sono le uniche scelte per questi reietti denominati “freaks”. Queste creature affette da deformità e malformazioni fisiche, dimostrano invece quella purezza dello spirito a cui la società non riesce ad arrivare, ma che Browning porta alla luce.
Emblematica la scena intitolata The Wedding Feast, in cui la cricca dei fenomeni da baraccone celebra il matrimonio tra Cleopatra e Hans. Con la celeberrima cantilena: “Gooble, gobble! Gooble, gobble! L’accettiamo! L’accettiamo! Gooble, gobble! Gooble, gobble! Una di noi! Una di noi!”; i freaks vogliono rendere parte della loro famiglia Cleopatra, che disgustata dall’idea (avendo sposato Hans unicamente per il suo patrimonio) umilia il neo marito e i suoi simili. Iconica sequenza che rappresenta probabilmente l’apice del messaggio di Browning non solo mirato al non soffermarsi sull’aspetto fisico della persona, in questo caso dei freaks, ma per quest’ultimi l’accettazione di sé stessi per ciò che sono. Così come il povero Hans ha compreso, così come la terribile Cleopatra capirà nel tragico quanto provvidenziale epilogo.