Di Gabriele La Spina
Cameron Diaz in Essere John Malkovich (1999)
John Hawkes in The Sessions (2012)
Jacki Weaver in Animal Kingdom (2010)
Attiva nel mondo del cinema dagli anni ’70, con una lunga gavetta di attrice televisiva, la Weaver è un talento nascosto che ha fatto grande fatica ad essere esportato dall’Australia. Grazie alla riuscitissima pellicola di David Michôd, la Weaver raggiunge la fama mondiale vestendo i panni di Janine ‘Smurf’ Cody, la matriarca di una famiglia di malviventi. Inquietante in modo sinistro, spietata ma benevola, la Weaver è artefice di una delle più incisive performance di supporto degli ultimi anni, che le frutterà la nomination agli Oscar. Negli ultimi sette anni la sua carriera non ha vissuto quello che ci si sarebbe aspettato come primo, seppur tardo, periodo d’oro. Nonostante la collaborazioni con registi ben riconosciuti come David O. Russell (che le fa ottenere la sua seconda nomination all’Oscar) e Park Chan-wook, nessun altra performance è riuscita dopo ad eguagliare il livello raggiunto in Animal Kingdom. Forse nel futuro della Weaver arriverà presto un secondo grande ruolo, ma per adesso rimane una delle attrici one step and go.
Elizabeth Olsen in La fuga di Martha (2011)
Prima di diventare la Scarlet Witch di Avengers, la terza delle sorelle Olsen, aveva esordito con una sensazionale interpretazione nel gioiellino indie di Sean Durkin. L’attrice interpretava la misteriosa Martha, una ragazza che fa ritorno dalla sua famiglia dopo essere fuggita da una setta, riportando gravi danni psicologici che la spingeranno sempre di più verso il limite della paranoia. Dalla Olsen ci si sarebbe aspettati sicuramente una carriera all’insegna del cinema indipendente, simile a quelle delle colleghe Mia Wasikovska e Kristen Stewart, così non è stato. L’attrice si è prestata infatti a scelte commerciali discutibili, come il terribile remake di Old Boy e quello di Godzilla, per poi incatenarsi al ruolo della già citata eroina Marvel. Che si tratti solamente di una parentesi, vista la comunque giovane età dell’attrice, rammarica sempre vedere un tale talento sprecato in simili prodotti commerciali.
Jean Dujardin in The Artist (2011)
Impossibile non includere Dujardin nella lista, non proprio per la sua interpretazione nel film Michel Hazanavicius, ma più come eclatante esempio di sparizioni post-Oscar. Assumendo che la sua performance sia stata effettivamente meritevole nel 2012, della statuetta al miglior attore protagonista, contro interpreti di notevole spessore come Gary Oldman, la sua carriera non ha ottenuto lo slancio sperato e l’esportazione dalla Francia che tanto ci si aspettava. L’attore è riuscito a muoversi a Hollywood attraverso piccoli ruoli in grosse produzioni, senza mai emergere e senza ripetere il successo ottenuto con The Artist. Qualcuno potrebbe, e lo ha, definito come un fuoco di paglia, eppure quella di Dujardin nei panni di George Valentin resta un’interpretazione deliziosa e divertente, forse immeritevole dell’Oscar, così come la stessa pellicola definibile furba per il suo giocare con l’effetto nostalgia, ma non per questo meno brillante. La stesso destino non è però toccato a Bérénice Bejo: qualche anno dopo la nomination all’Oscar l’attrice è stata protagonista del bellissimo Il passato, con il quale ha vinto il premio alla miglior attrice del Festival di Cannes, confermando una carriera all’insegna del cinema d’autore.
Per un soffio insieme a loro: Questi sei attori sono alcuni esempi abbastanza celebri di one step and go del cinema, eppure altri colleghi illustri sarebbero potuti essere tra di loro, se ad esempio Marion Cotillard dopo La Vie En Rose non avesse poi interpretato personaggi incisivi in film come Un sapore di ruggine e ossa, e Due giorni, una notte; sarebbe stata una delusione paragonabile al quella del compatriota Dujardin. Anche il talentuoso Ezra Miller, impressionante nel film E ora parliamo di Kevin, avrebbe potuto meritare un posto tra di loro, poiché adesso risucchiato dall’universo dei cinecomic con il ruolo di Flash, ma la sua giovane età ci lascia ancora sperare per il meglio. Facendo un salto nel passato, anche Kathy Bates avrebbe rischiato di essere una di loro dopo l’Oscar per Misery non deve morire, ad oggi però è riuscita a costruire una carriera, pur sempre fatta di alti e bassi. E della serie “after the Oscar”, deve essere citata anche Charlize Theron, dopo l’incredibile risultato ottenuto con Monster nel 2003 sembrava che per l’attrice non ci fosse altro, eppure negli ultimi anni si sono susseguiti grandi ruoli e performance d’impatto in film come Young Adult e Mad Max: Fury Road.
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