Di Gabriele La Spina
In arrivo in limited release nelle sale americane per il 23 dicembre, per poi approdare in quelle italiane il 12 gennaio 2017,
Silence è uno dei film più attesi di questa stagione cinematografica, ritorno in sala di
Martin Scorsese dopo
The Wolf of Wall Street (2013), le cui aspettative per la prossima stagione dei premi sono alte.
Ambientato nel XVII secolo, racconta le storie di padre Rodrigues e padre Garrpe, due preti gesuiti, che affrontano violenze e persecuzioni quando, recatisi nel Giappone sotto lo shogunato Tokugawa, tentano di ritrovare il loro mentore e di diffondere il vangelo. Con un governo che desidera eliminare dal Giappone ogni influenza occidentale, i due preti si separano costringendo Rodrigues a dirigersi verso le campagne e a chiedersi perché il suo Dio rimanga in silenzio mentre i suoi figli soffrono. Una pellicola carica di significato fin dalla sua storia, con un cast da cui ci si aspetta grandi performance: Andrew Garfield, Liam Neeson e Adam Driver. Che nasconde però un oscuro passato sul campo giudiziario.
Era il 1980 infatti quando Martin Scorsese decise di realizzare un adattamento del romanzo Shûsaku Endô, “Silenzio” del 1966, e passarono ben 10 anni, nel 1990, per stipulare un primo accordo di produzione con una casa a noi ben nota: la Cecchi Gori Pictures. Nonostante il contratto con la produzione italiana Scorsese decise però di dirigere Kundun nel 1997, e rimandò le riprese di Silence ancora svariate volte in seguito; nel 1999 diresse infatti Al di là della vita e poi nel 2002, Gangs of New York e in seguito, nel 2004, The Aviator. Dopo una nuova trattativa sembrava ormai giunto il turno del’adattamento del romanzo di Endô, Scorsese però preferì pagare svariate tasse penali pur di dedicarsi ad altri progetti, fu il turno quindi di The Departed (2006), Shutter Island (2010) e Hugo Cabret (2011). Quando nel 2012, Scorsese annunciò che il suo prossimo progetto sarebbe stato The Wolf of Wall Street, la Cecchi Gori Pictures mosse una nuova causa legale contro Scorsese a la sua Sikelia Production, sostenendo “due violazioni del contratto scritto, false dichiarazioni intenzionali e travisamento negligente.” Per diverso tempo in seguito all’ennesima causa legale sembrava che nulla avrebbe potuto far riemergere Silence da quel limbo durato più di 20 anni. Il 17 gennaio 2014 però, le due parti sono venute a un accordo legale reciproco e finalmente Silence è entrato in produzione divenendo il prossimo film di Martin Scorsese.
Silence, che ha detta dei produttori potrebbe essere uno dei migliori film di Scorsese, non è ancora stato mostrato al pubblico in nessun festival. Tuttavia alla fine di novembre verrà mostrato a 400 preti gesuiti a Roma, in una proiezione organizzata dal Reverendo a capo della comunità gesuita newyorchese James J. Martin, consulente di Scorsese sul set del film. Per Scorsese sarà un ritorno al tema della spiritualità dopo Chi sta bussando alla mia porta (1967), L’ultima tentazione di Cristo (1988) e il già citato Kundun (1997). Anche se a lungo rimandato, non è da considerarsi comunque un progetto non voluto da Scorsese, al contrario, una storia di tale importanza che ha necessitato di trovare il suo tempo e il suo momento per essere raccontata. Come Scorsese ha dichiarato a New York Times riguardo al percorso del film: “All in God’s good time.”