Di Simone Fabriziani
Il film più brutto del 2017? Molta parte della stampa statunitense e gran parte del pubblico degli States l’ha pensata cosi, eppure noi non siamo d’accordo sul giudizio troppo severo sul film d’animazione Emoji – Accendi le emozioni. Ovviamente fino ad un certo punto.
Quello che invece è più interessante del film scritto e diretto da Anthony Leondis (Igor, Lilo & Stitch 2) è come scandaglia e analizza in chiave pur sempre ironica la mania dei cellulari e delle innumerevoli applicazioni presenti sugli smartphone dei teenager contemporanei. La mancanza di privacy e l’accesso illimitato ad ogni tipologia di informazione degli adolescenti odierni è raccontata attraverso le iconiche “emoji” presenti sulle chat più note; faccine utilizzate per esprimere emozioni e sentimenti, cosi come stati d’animo evitando di sproloquiare, Gene è un emoji diverso dagli altri perché riesce ad esprimerne più di uno; ritenuto difettoso, dovrà fuggire dalle grinfie del sistema operativo delle emoticon per tornare “normale”. A guidarlo nel lungo viaggio alla ricerca di se stesso Hi-Five e Jailbreak.
La parte più divertente di Emoji- Accendi le emozioni? Il viaggio attraverso le più popolari app degli smartphone contemporanei, specchio per le allodole della nostra gelosa privacy e dei rituali post-moderni di approccio relazionale ai tempi dei social e del wi-fi sovrano assoluto. Poco importa se la morale della favola è sempre quella della celebrazione della diversità e del coraggio, il film di Leondis è invece un’ode sfrenata e allegra al potere sociologico dello smartphone, custode tecnologico delle nostre ansie e delle paure occidentali racchiuse tra le mani di un adolescente americano.
Tutto sommato un assunto sbruffoncello e narcisistico, ma almeno qui non ci si nasconde dietro un dito.
Target di spettatori: 10-16 anni.
VOTO: 6/10