Di Simone Fabriziani
Perché vedere House of Gucci
Perché è tutto quello che vorremmo avere (ma non abbiamo mai osato chiedere) da un film dai connotati camp, o addirittura trash. Ispirato al romanzo di Sara Gay Forden “House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine” e adattato per il grande schermo da Roberto Bentivegna e Becky Johnston, House of Gucci è probabilmente il peggior film della carriera dietro la macchina da presa del regista britannico. E questo non perché il lungometraggio debba necessariamente possedere certi gradi di autorialità per assurgere a titolo imperdibile o degno di nota, affatto, Pur partendo con discrete aspettative di un certo divertimento e leggerezza nel tono, nella narrazione, nella recitazione, il film di Scott (uscito fuori quest’ultimo da un’altra fatica ben più riuscita come regista, The Last Duel) non riesce ad essere né l’uno e né l’altro: nella sua lunghissima durata (oltre le due ore e mezza), House of Gucci si presenta allo spettatore più smaliziato come un’opera decisamente incompiuta.
Strabordante, retorico, con qualche taglio di montaggio in più, recitato uniformemente sopra le righe, House of Gucci è imperdibile per chi possiede una sana dose di fegato e coraggio, il coraggio della leggerezza a tutti costi, anche di fronte ad un’opera cinematografica talmente ambiziosa che fallisce miseramente e cade su se stessa come un fragilissimo castello di carte, perché privo di solide idee di base. A risollevare le sorti dell’attesissimo film, prove d’attore da annali della gigioneria recitativa, tra cui spiccano una divertita Lady Gaga nei panni di un’improbabile Patriza Reggiani, e un irriconoscibile Jared Leto, caricatura incomprensibile in un film “mattone” che scontenterà molti.
Perché non vedere House of Gucci
Per tutti i problemi elencati sopra e perché il lungometraggio diretto da Ridley Scott fallisce miseramente negli obiettivi minimi che si era prefisso: essere un drama a tutto campo, una parodia esagerata e sopra le righe di un evento di cronaca nera italiano che ha fatto il giro del mondo, nulla di tutto questo. Rimane l’amarezza di assistere ad un film girato in brevissimo tempo (ma non è di certo una novità per il regista britannico), montato in tempi ancora più brevi, in cui i suoi interpreti sembrano danzare freneticamente senza sapere esattamente su quale set si trovino, come comportarsi, che colore donare ai loro macchiettistici (e a tratti offensivi) personaggi italiani.
Nel dubbio, Jared Leto ha scelto il caos recitativo che meglio lo contraddistingue da anni a questa parte, Lady Gaga si impegna a donare (poco) carisma ed un accento spiccato al suo personaggio femminile, mentre Driver e Pacino sembrano i più equilibrati, circondati come sono da due pesi massimi della recitazione appariscente nei ruoli rispettivamente di Patrizia e Paolo Gucci (Leto). Di classe il cammeo di Jeremy Irons, ultime vestigia di un progetto cinematografico che non è riuscito a mantenere alcuna promessa di quelle che avrebbe potuto regalare al suo ampio pubblico.
House of Gucci arriva nelle sale italiane a partire da giovedì 16 dicembre con Eagle Pictures
VOTO: ★